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Agnone può dire addio al 'suo' ospedale

Nero su bianco ecco i 'tagli' previsti dal Piano di rientro della sanità firmato da Iorio

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AGNONE - L’ennesimo ’scippo’ all’alto Molise. Il San Francesco Caracciolo diventa una succursale del Veneziale di Isernia. La struttura prenderà la fisionomia di un poliambulatorio così la parola ospedale verrà definitivamente cancellata. Cinquantotto anni di storia annientati con un colpo di spugna per sprechi fatti altrove. Il presidente della Regione Molise, Michele Iorio, lo ha scritto nella relazione del Piano di rientro che verrà ufficializzato domani in Consiglio regionale. Tutto è compiuto: in alto Molise non si nascerà più. E adesso i sindaci dell’Alto Molise e i colleghi dell'Alto Vastese manterranno fede alle promessa delle dimissioni fatte in pubblica piazza? Il quesito rimbalza in tutti gli angoli della cittadina, ma ad oggi non si registra alcuna conferma a dimostrazione che quando asserito tramite comunicati e note stampa forse è da considerarsi l’ennesima 'balla' per tenere buona la popolazione che pure è insorta alle indiscrezioni dei pesanti ’tagli’ trapelate negli ultimi mesi. Il dado è tratto. Nel frattempo si scatenano le prime reazioni. Durissime. "Ci hanno preso per i fondelli tramite promesse e proclami mai mantenuti. - afferma Nunziatina Zarlenga, portavoce del comitato ’Il Cittadino c’è...’ - Questa classe politica dovrebbe solo vergognarsi. Per quanto ci riguarda manterremo fede a quanto detto e nei prossimi giorni restituiremo le nostre schede elettorali, perché siamo convinti che recarsi alle urne non serva davvero più a nulla se questi sono i risultati. Infine mi rivolgo ai miei concittadini e li invito caldamente a seguire il nostro esempio. E’ una questione di dignità - conclude - che questi signori non possono calpestare come e quando vogliono". "Il documento di Iorio conferma quello che già si respirava da tempo: il Caracciolo diverrà un poliambulatorio che dipenderà da Isernia - il commento a caldo di Maurizio Cacciavillani, consigliere di minoranza al Comune di Agnone - In circa dieci anni i nostri rappresentanti sia comunali, provinciali che regionali, non sono riusciti a portare avanti nessun progetto per Agnone e l’alto Molise che potesse metterli a riparo dalla soppressione di alcuni servizi pubblici che sono la base della nostra economia, iniziando dall’ospedale e finendo con le scuole. Visto il disarmante lassismo e l’assenza di progettualità queste persone farebbero meglio per il bene di tutti a fare un passo indietro e lasciare campo libero a chi ha ancora voglia di battersi per questa terra". Il riferimento va in direzione del primo cittadino, Gelsomino De Vita e dell’assessore regionale Franco Giorgio Marinelli. "Il senso di responsabilità mi induce a dire che in questo momento sarebbe meglio unire le forze, ma visto che si continuano a fare sempre gli stessi errori e cioè accontentare i singoli e non la collettività, allora è giusto che queste persone si mettano da parte o quanto meno inizino - conclude Cacciavillani - a collaborare fattivamente e non a chiacchiere rinunciando ai propri interessi di bottega". Nel nuovo disegno oltre ad Ostetricia scomparirà pure Pediatria, a riguardo Italo Marinelli, pediatra in forza al Caracciolo, ci va giù duro. "Come agnonese sono addolorato del fatto che nel mio paese non si nascerà più. Come pediatra so bene però quali sono i requisiti per tenere aperto un Punto nascita - rimarca - anche se non credo che la semplice chiusura di Agnone possa automaticamente migliorare l’assistenza altrove. Per quanto riguarda Pediatria mi auguro almeno che sia prevista una presenza di tipo territoriale a livello mbulatoriale e di consultorio, altrimenti sono pronto a fare le valigie". Resterà in Molise? "Se non faranno le cose sul serio vedi creazione di una rete neonatale, espletamento dei concorsi per primari, dotazioni organiche congrue, non ci penso nemmeno. Fortunatamente i pediatri sono molto richiesti in Italia e all’estero". Duro il commento di don Francesco Martino, direttore della pastorale sanitaria della diocesi di Trivento e sempre in trincea a salvaguardia della struttura altomolisana. "La chiusura del punto nascita è un invito alle giovani coppie a trasferirsi altrove, senza considerare il fatto che raramente una donna si affida ad un ginecologo (al Caracciolo rimarrà aperta Ginecologia, ndr) che poi non potrà seguirla durante il parto. Inoltre non è assolutamente detto che in un centro più grande ci sia tutela effettiva del parto, della maternità e della salute del bambino, come l’esperienza del Caracciolo dimostra".
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