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Soppressione del Punto nascita, don Martino: "Un invito alle coppie giovani a trasferirsi altrove"

Il commento del direttore della Pastorale sanitaria della diocesi

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AGNONE - Pubblichiamo, di seguito, l'intervento di don Francesco Martino, direttore della Pastorale sanitaria della diocesi di Trivento in merito ai 'tagli' all'ospedale di Agnone. "Dopo aver letto quanto previsto nella relazione inviata dal Commissario Straordinario nonché governatore Angelo Michele Iorio al Consiglio Regionale, l’Ufficio per la Pastorale della Salute, pur verificando una certa, non totale convergenza con il risultato emerso dall’incontro dell’8 aprile 2010 avuto dalla Diocesi di Trivento insieme con il Comitato il Cittadino C’è, con i Sindaci di Agnone e Capracotta, non può non manifestare una certa preoccupazione data la natura di frontiera del Presidio Ospedaliero San Francesco Caracciolo, in merito ai seguenti punti: La questione del punto nascite e di un servizio di Pediatria è una questione irrinunciabile per le donne giovani e i bambini viventi nelle aree interne, perché, se scompare lo stesso, si avranno per una zona vasta dell’Alto Molise, dell’Alto Vastese e dell’Alto Sangro solo le seguenti opportunità: Isernia, Campobasso, Vasto, Lanciano e Sulmona come centri più vicini dotati di punto nascita. Praticamente, è un invito alle coppie giovani a trasferirsi altrove, senza considerare il fatto che raramente una donna si affida ad un ginecologo che poi non potrà seguirla durante il parto. Inoltre, non è assolutamente detto che in un centro più grande ci sia tutela effettiva del parto, della maternità, e della salute del bambino, come l’esperienza dell’Ospedale Caracciolo dimostra. Si potrebbe sacrificare la ginecologia, ma non si può sacrificare il punto nascite. Sarebbe preferibile e condivisibile per “il nuovo Veneziale” l’efficacia e l’attualità di un modello organizzativo di assistenza al parto basato su una visione sistemica di rete integrata e articolata su tre livelli (vedi DM 24 aprile 2000 Progetto Obiettivo Materno-Infantile). In tale logica ormai ampiamente condivisa e diffusa, ogni struttura è dotata di risorse (professionali e tecnologiche) in rapporto con la funzione ricoperta, funzione che deve fare riferimento ai bisogni degli utenti distinti in base al livello di complessità e di rischio per le prestazioni (assistenza al parto) che le strutture sono tenute ad erogare. Ad Agnone può essere tranquillamente prevista una struttura di 1° livello, dato che i circa 180 parti del 2009 non sono poi così pochi, con un alto tasso di soddisfazione dell’utenza. Le strutture di 1° livello sono quelle deputate a fornire l’assistenza di base nelle situazioni che si caratterizzano (dai dati clinico anamnestici raccolti durante la gravidanza) per un basso livello di rischio prevedibile associato all’evento parto. In tali strutture sono presenti risorse strumentali e professionali necessarie per assicurare un adeguato livello di qualità alle situazioni come sopra definite. I requisiti essenziali di qualità e sicurezza per il punto nascita minore di Agnone, in base al 1° livello del DM 24 aprile 2000, sono i seguenti: REQUISITI DI STRUTTURA: Assicurare la presenza del medico-ostetrico e dell’ostetrica nell’intero arco delle 24 ore. Assistenza anestesiologica e pediatrica, assicurata nelle 24 ore, attraverso la pronta disponibilità di ambedue figure le professionali. Questi dovrebbero essere i requisiti minimi necessari dal punto di vista organizzativo e strutturale perchè una struttura, seppur di primo livello,possa essere mantenuta. REQUISITI DI PROCESSO: Il requisito fondamentale da assicurare è il livello di appropriatezza del ricorso a tali tipologie di strutture; adottare strumenti per garantire il corretto utilizzo. Al centro di primo livello del Caracciolo di Agnone dovrebbero essere indirizzate esclusivamente quelle gravidanze che presentano un basso profilo di rischio (escludendo quindi le situazioni caratterizzate da prenatalità, da gravidanze gemellari ecc.). INDICATORI DI PROCESSO PER MONITORARE IL CORRETTO UTILIZZO (APPROPRIATEZZA) DEI CENTRI DI 1° LIVELLO: Numero (assoluto e %) di parti al di sotto della 33ª settimana: i dati statistici del PO Ospedaliero Caracciolo hanno un valore assoluto e percentuale basso, e quindi sostanzialmente appropriato. Numero di parti con condizioni a rischio del feto in sede prenatale (es. diabete mellito, gestosi ecc.): anche qui i valori San Francesco Caracciolo solo nella norma. Tra l’altro, lo stesso DM 24 aprile 2000 recita: “In condizioni territoriali caratterizzate, per esempio, da Regioni piccole e con pochi punti nascita, da condizioni orogeografiche particolari, ecc. può essere ragionevole programmare, sia per l'assistenza ostetrica che pediatrico/neonatologica, soltanto due livelli: per esempio il I e il II, se il bacino di utenza è territorialmente limitato ed è possibile fare afferire le gravide e i neonati ad alto rischio ad una Azienda o Regione limitrofa dotata di III livello ostetrico e U.O.N. - P.N. - U.T.I.N.; oppure attivare solo il I e il III livello, per limitare i costi di strutture di II livello sottooccupate. Al fine di salvaguardare le esigenze assistenziali nei territori montani, le Regioni si impegnano a garantire, nell'assistenza ostetrica e pediatrico/neonatologica, una organizzazione atta a rispondere ai bisogni specifici della popolazione. Nella programmazione regionale, particolare attenzione va posta al coordinamento tra le strutture operative di I, II, e III livello onde garantire adeguati livelli assistenziali nei territori montani, ferma restando la necessità di assicurare livelli di attività tali da garantire la qualità delle prestazioni. Nessuna azione è ovviamente realizzabile se non ne esistono i presupposti organizzativi”. Si richiama ufficialmente all’attenzione della norma, perché la soluzione ipotizzata, oltre ad essere penalizzante per il territorio montano, non risponde precisamente a quanto ipotizzato dal legislatore nazionale. Deve essere prevista la possibilità di garantire presso il Presidio almeno gli interventi ortopedici agli arti : es. il femore, la chirurgia del braccio e della mano, dato che, a causa della popolazione anziana, queste sono le patologie più ricorrenti. E’ necessario chiarire meglio l’autonomia gestionale e finanziaria del presidio montano, anche in rapporto al legame con il Veneziale come Ospedale di riferimento. E’ urgente un incontro con la Regione Abruzzo per un accordo interregionale che implementi le risorse del presidio montano, in quanto la Regione Abruzzo ha difficoltà a garantire i LEA a Castiglione Messer Marino, Schiavi d’Abruzzo, Montazzoli, Fraine, Roio del Sangro, Rosello, Giuliopoli, Castelguidone, paesi che convergono su Agnone insieme a Torrebruna e Guardiabruna, in misura inferiore Celenza sul Trigno e San Giovanni Lipioni, e che quindi dia sostanza al minore taglio in merito al punto nascita e agli altri servizi. L’Ufficio per la Pastorale della Salute della Diocesi di Trivento pone all’attenzione del Commissario Straordinario, del Consiglio Regionale, degli Assessori Interessati e della Stampa tale proposta, prima della definizione definitiva del programma operativo 2010".
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