CAMPOBASSO. "Lo scandalo delle interviste a pagamento scoppiato in Emilia Romagna fornisce l'occasione per riproporre, ancora una volta, le gravi distorsioni di casa nostra. La prassi scoperta nella regione del Nord, in Molise è consuetudine antica che combattiamo in perfetta solitudine. Basta leggere i giornali nei periodi elettorali, pieni di interviste e di redazionali ai candidati; promozioni di discoteche, concessionarie auto e spettacoli, invece, sono spacciati in televisione per servizi giornalistici. Rapporto speciale, poi, tra la politica e l'informazione. Un fiume di denaro parte dalle casse pubbliche, in maggioranza quelle della regione e delle società controllate, per finire alle testate sotto forma di campagne istituzionali, pubblicità e sovvenzioni. Una legge vergogna, inoltre, ha distribuito in tre anni circa 1 milione di euro a pochissimi quotidiani e periodici, individuati in base a parametri che privilegiano pochi e penalizzano tanti".
E' quanto denuncia in una nota l'Associazione della stampa del Molise, il sindacato dei giornalisti, che in seguito mette in evidenza un altro dato da far rabbrividire. Ovvero quello del lavoro nero nei quotidiani regionali.
"Il Molise resta la regione con il più alto tasso di lavoro nero nel comparto: più del 70% degli addetti non ha un contratto di lavoro. Testate quotidiane non hanno alcun redattore assunto. Quindi la massa di denaro pubblico non solo non giova all'occupazione, ma distorce la concorrenza, inficia la deontologia professionale e danneggia il messaggio informativo, che dipende dalla quantità di denaro investito da privati, aziende, partiti, esponenti politici, enti. Su questi temi l'Asm organizzerà in autunno un seminario in collaborazione con il Corecom, mentre nelle prossime settimane presenterà uno studio sulla situazione occupazionale nell'editoria locale.