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4 novembre, anche Agnone celebra l’unità nazionale e le forze armate. Saia: ci stringiamo attorno alle Forze Armate nel ricordo di tutti i caduti.

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Giovedì 4 novembre anche Agnone ha celebrato la Giornata dell’unità nazionale e delle forze armate: la data ricorda l’entrata in vigore dell’armistizio di Villa Giusti, firmato il 3 novembre del 1918 e che sancì la resa dell’impero austro-ungarico all’Italia e la fine della Prima guerra mondiale. La giornata celebrativa fu istituita nel 1919 per commemorare la vittoria italiana e il completamento del processo di unificazione risorgimentale, visto che l’armistizio permise all’Italia l’annessione dei territori di Trento e Trieste.

La commemorazione  promossa dal Comune  di Agnone,  ha visto la presenza delle forze dell'ordine, le autorità politiche di maggioranza e minoranza, religiose, scolastiche della cittadina. Presente anche un folto gruppo di studenti e uno di loro in un appassionato intervento ha sottolineato l'importanza di ricordare e non dimenticare il sacrificio di tanti soldati della loro stessa età, affinche mai più accadano tali inenarrabili tragedie.

Il sindaco di Agnone Daniele Saia ha deposto una corona di alloro al monumento del martire  Libero Serafini, che diede la vita per rimanere fedele alla Repubblica Napoletana del 1799 e successivamente al monumento dei caduti in piazza Unità di Italia. Il sindaco nel suo discorso ha ricordato il sacrificio  di 4milioni di giovanissimi soldati che persero la vita a difesa della nostra patria  e l'importanza di non dimenticare simili errori affinche' non debbano piu' accadere e ha detto:

"Oggi 4 novembre si celebra la Giornata dell’Unità Nazionale e delle Forze Armate ed è giusto tenere vivo il ricordo di questa ricorrenza. Con l’armistizio firmato a Villa Giusti, il 4 novembre 1918, si chiudeva per l’Italia il sanguinoso Primo Conflitto Mondiale. Furono tantissimi i soldati italiani che persero la vita nelle violente battaglie a difesa della nostra Patria. Il prezzo della vittoria fu di oltre 4 milioni di soldati mobilitati di cui 250.000 giovani appena diciottenni, 600.000 morti e 1.500.000 feriti.

Alla fine del conflitto, il Governo italiano, tramite un disegno di legge, si impegnò affinché lo Stato potesse rendere onore ai tanti italiani caduti e dispersi sui campi di battaglia. Nel 1921, fu istituita una Commissione col compito di effettuare una ricognizione di tutti i caduti ignoti sul suolo italiano. Le salme recuperate dei combattenti furono trasferite ad Aquileia e una donna triestina, Maria Bergamas, madre di un disperso di guerra, fu chiamata a sceglierne simbolicamente una. Il corpo scelto dalla donna divenne così il rappresentante di tutti gli ignoti caduti in guerra. La salma selezionata fu caricata su un treno che percorse circa 800 km per raggiungere Roma. Un viaggio pregno di significato, un momento toccante per tutta l’Italia.

Dentro i freddi vagoni di quella locomotiva non c’era solo la salma di un uomo, c’era anche il dolore di una nazione. C’erano le lacrime di tante donne che durante la Guerra avevano sostituito i loro mariti nei lavori quotidiani e che non avevano potuto più riabbracciarli, c’era lo sgomento e il senso di smarrimento di tanti piccoli bambini che si interrogavano riguardo le motivazioni delle atrocità di quegli anni, c’era la disperazione dei soldati sopravvissuti che avevano visto cadere i compagni davanti i loro occhi.

Il treno compì un lungo tragitto prima di arrivare a Roma. Nell’arco di 5 giorni attraversò Venezia, Firenze e Bologna. Un percorso che tagliò mezza Italia, come una ferita che riga il volto di un uomo. Una ferita che, per quanto si possa provare a rimarginare, resta lì nella forma di un’indelebile cicatrice.

Ed è proprio nel rimanere di una cicatrice che risiede l’insegnamento della vita di una persona. Nel dolore di quel marchio che segna la storia di ognuno di noi è persistente il ricordo di quella che fu una guerra in cui non ci furono vincitori e vinti, ma solo sconfitti. Non si può parlare di guerra giusta quando in ballo c’è la vita degli uomini. Nel segno di quella cicatrice, però, affiora anche l’impegno che noi tutti cittadini dobbiamo profondere per assicurare un futuro pacifico ed equo. Certo, altre cicatrici segnarono il volto dell’Italia in quegli anni bui. Nostro compito, però, è quello di evitare di cadere di nuovo in tali atrocità.

A cento anni dalla sua personificazione istituzionale, va al Milite Ignoto il nostro commosso ricordo e il nostro più sentito ringraziamento per il sacrificio compiuto. A 100 anni da quel momento, il nostro paese ha voluto conferito la cittadinanza onoraria alla rappresentativa figura dell’Ignoto per rendere onore a tutti i caduti di guerra. Il nostro sentimento di gratitudine è rivolto anche agli agnonesi che persero la vita su quei campi di battaglia.

La giornata del 4 novembre, è dedicata, inoltre, alla Forze Armate che costantemente presidiano il territorio italiano per assicurare il rispetto delle norme alla base della nostra Costituzione. Il loro lavoro è la nostra sicurezza, il loro caparbio impegno è il nostro sentirci protetti. Nelle strade, sui mari e nei cieli, il senso di abnegazione degli agenti è inarrestabile. A tutti loro va un sincero ringraziamento, grazie per essere presenti ogni giorno in difesa della nostra Repubblica e soprattutto della pace in varie zone del mondo per eliminare i conflitti."

A tutti gli agnonesi, cittadini consapevoli dello Stato italiano, il compito di non dimenticare mai le gesta passate e attuali dei difensori della nostra Patria, affinché gli errori del passato non vengano più ripetuti.

Grazie Milite Ignoto, grazie Forze Armate e grazie a te, Italia, che non ti arrendi e che guardi ad un futuro colmo di speranza.

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