AGNONE. Le dimissioni di Nunzia Zarlenga dalla giunta nonché dal consiglio comunale vanno analizzate da un doppio punto di vista.
Sicuramente l’intera vicenda va letta in chiave politica. I circa 180 voti della Zarlenga (188 se non ricordo male) sono stati il traino ed il volano che ha dato la spinta alla lista “Nuovo Sogno Agnonese” ed ha permesso ad una coalizione di centrosinistra di ritornare alla guida del paese dopo circa 12 anni. Riecheggia ancora oggi la parola “vergogna” scandita dalla Zarlenga sul palco mentre era intenta a condannare il vecchio modo di far politica poco aperto alle novità e poco incline
Sicuramente senza quella spinta proveniente dal basso, dal comitato per eccellenza, l’attuale Sindaco siederebbe ancora tra i banchi dell’opposizione continuando a condannare quel vecchio modo di far politica che oggi, sempre di più, assomiglia al suo.
Ma le dimissioni della Zarlenga hanno una valenza sicuramente amministrativa. Rassegnando le dimissioni la stessa non solo ha certificato che da un anno a questa parte l’attuale amministrazione ha adottato solo e soltanto provvedimenti impositivi, ma ha definitivamente confermato che l’intera amministrazione Carosella non è in grado di governare senza disponibilità economica. Non è in grado, cioè, di reperire altrove (con idee, con progettualità, con fondi diversi…) quelle risorse che, dal centro, stanno venendo meno.
Credo che più di qualsiasi mozione di sfiducia, più di qualsiasi rimpasto di giunta, più di qualsiasi dichiarazione del Sindaco tesa a dimostrare la pseudo-solidità della maggioranza, bastano le parole della Zarlenga a mettere fine all’amministrazione Carosella.
Ne prenda atto e ne tragga le rispettive conclusioni il Sindaco che prima di essere stato sfiduciato dagli elettori è stato sfiduciato da chi lo ha portato al governo della città.