AGNONE. Questa volta è diverso. Quanto giustamente richiamato e ricordato dalle missive dei giovani, dai pensieri degli adulti dimostra che il trasferimento di don Angelo Ricci non può rientrare in un semplice avvicendamento di sacerdoti. La situazione sociale, economica, spirituale dei cittadini di Agnone e soprattutto dei giovani non consente di rinunciare, in questa cruenta fase, ad una guida le cui doti e meriti sono stati già da noi sottolineati. E ciò è ancora più evidente dopo le ultime notizie sul nostro presidio ospedaliero. Il parallelismo è automatico. Non siamo disposti a rinunciare all'ospedale cosi come a don Angelo, non solo per i servizi e le attività svolte, ma perché ciò ci ferisce nell'amino, ci priva di guide, di certezze, di rassicurazioni sul nostro futuro. Sembrerebbe assurdo ma una strana coincidenza ci sta privando contestualmente della cura del fisico e dell'anima.
Chi scrive è un giovane che poi tanto giovane non è, visto che è prossimo ai trenta anni. Un giovane come la maggioranza che crede e vuole creare un futuro ma camminando tra le strade della vita trova e conosce troppe stranezze, trappole, assurdità . Non posso rivolgermi a chi prende decisioni in merito al nostro diritto alla salute, al nostro diritto ad un futuro, al diritto di un domani nella nostra terra perché sinceramente non conosco neanche i loro nomi, e non sono il solo. Posso solo dirvi, ed a seguito di alcune esperienze ne ho la certezza, che tutto ciò che stiamo subendo non scaturisce da semplici ragioni economiche e contabili. L'economia è prima di tutto una scienza sociale, e ha dimostrato nei secoli di essere in grado di raggiungere obbiettivi in differenti modi.
In umiltà invece ritengo giusto rivolgermi a Sua Eccellenza Vescovo Domenico Scotti.
A mio modesto parere, ma sono convinto di incarnare il sentimento di tanti, le si presenta in questi giorni un’occasione unica, almeno Lei la colga. Colga l’occasione di dimostrare a noi tutti che la vita attuale non è fatta da autorità e sudditi, da privilegiati e sfortunati, da chi decide su fatti che incidono su chi non è stato coinvolto. Raccolga questo grido di sofferenza e mostri a noi e a se stesso che non esistono logiche e regole astruse che possano ostacolare le ragioni spirituali e sociali di una comunità , del nostro Credo, e che la volontà può e deve condurre a qualcosa di più sano. Ci dica che qualsiasi autorità può essere esercitata salendo su un piccolo piedistallo solo per meglio udire e sintetizzare i pensieri della folla che circonda e che si deve essere, per sollevare un recente accadimento, dalla parte di don Maurizio Patriciello e non del prefetto. Colga l’occasione per dimostrare alla Chiesa che la sua organizzazione ha imparato dal passato in breve tempo e che non è disposta più a presentarsi al mondo con supremazia. Ci confermi che un uomo nel solco creato da Gesù Cristo deve essere in grado di tornare sui suoi passi se essi sono ritenuti troppo pesanti dal prossimo, e che ciò è possibile anche in questa fase storica; un autorità in un bosco può scegliere la strada meno battuta per fare sentire il passo della diversità .
Le si presenta una grande opportunità , una opportunità cristiana e se la coglierà sono certo che le sue capacità permetteranno di trovare soluzioni alternative ad ogni altra terrena problematica. Sono convinto che il suo animo incarna questa posizione. E sono certo che ciò scuoterà le coscienze di tutti. Salderà sentimenti cristiani, luciderà l’attaccamento alla Chiesa da parte dei fedeli, renderà trasparente ciò che dovrebbe essere accecante a causa della luce di Dio e che appare troppo spesso oscuro e ci darà sostegno nelle battaglie di vita che ci attendono.
Ci dica con un gesto che questo mondo non è quello che vediamo, che è possibile qualcosa di diverso e di migliore. Siamo giovani non ci stancheremo mai di urlare la nostra dignità e libertà ma Lei ci guidi a farlo su una cima per poi sentirci gratificati dall’eco e non tappandoci la bocca. Ci comprenda ora se non possiamo in questo momento accettare anche questa sua decisione.
Se confermerà quanto annunciato sentiremo dirci, ancora una volta, l'ennesima volta, una volta decisiva, che in questo mondo nulla e diverso. Che la speranza non esiste. Che il mondo é di chi può decidere per altri e senza dare spiegazioni. Che anche l’organizzazione della Chiesa risulta essere troppo lontana, che ogni autorità riesce a voltarci le spalle sia materialmente che spiritualmente. Perderemo l'ospedale, perderemo don Angelo e quasi certamente questa volta perderemo noi stessi. E se il vangelo di Luca ci invita a non conquistare il mondo a discapito della nostra anima, bè questa volta potremmo andare oltre perdendola senza conquistare nulla.
Che questa volta sia diverso.