Chi troppo e chi niente, è proprio il caso di dirlo. I cittadini di Chieti hanno un sindaco che scende in piazza con la fascia tricolore ed un cartellone al collo per manifestare, in maniera eclatante e mediaticamente efficace iniziando addirittura uno sciopero della fame, contro la soppressione della Provincia.
Nell’Alto Vastese, invece, i sedicenti amministratori locali non spendono una sola parola, non alzano nemmeno un dito difronte alla demolizione sistematica ed inesorabile dell’unico presidio ospedaliero di zona, il “San Francesco Caracciolo” di Agnone.
Di Primio difende un carrozzone, perché diciamolo francamente la Provincia di Chieti, come le altre in Italia, è un ente inutile, un distributore di stipendi, di indennità e di poltrone.
Dell’evidente inutilità della Provincia ne è prova ulteriore la gestione, o meglio la mancata gestione dell’emergenza viabilità nell’entroterra Vastese. Per stessa ammissione del presidente Di Giuseppantonio e del suo vice Tavani l’ente provinciale, che non ha più fondi a disposizione, è impossibilitato a svolgere i suoi compiti istituzionali. E se una istituzione non funziona è inutile, la logica e la lingua italiana lo confermano. Nonostante queste evidenze, il sindaco di Chieti, forse perché vuole candidarsi alle prossime regionali, scende in piazza e comincia lo sciopero della fame, reso celebre da Marco Pannella, per difendere l’inutile carrozzone Provincia.
Battaglia opinabile, ma almeno è da apprezzare l’iniziativa.
Nell’Alto Vastese invece, i colleghi di Di Primio, i sindaci, non stanno muovendo un dito rispetto a quella che per l’intero territorio sarà una catastrofe: la chiusura dell’ospedale di Agnone. Il presidio medico molisano rappresenta, per l’Alto Vastese, l’unica parvenza di quel diritto alla salute, e dunque ad un servizio sanitario, sbandierato anche dai padri costituenti. Provate a farvi venire un infarto a Schiavi, a Torrebruna, a Castiglione Messer Marino o anche a Montazzoli. Prima di essere raggiunti da un’ambulanza e ricoverati a Vasto o a Lanciano, più di cinquanta chilometri di distanza, si fa in tempo a morire almeno un paio di volte. Agnone, per decenni e fino a pochi mesi fa, ha rappresentato, per migliaia di residenti nei comuni dell’Alto Vastese, la traduzione pratica di quel diritto alla salute che ora invece viene deliberatamente negato.
Di Primio, allora, fa lo sciopero della fame per difendere un ente inutile, la soppressione del quale verrebbe salutata con soddisfazione dalla maggioranza dei cittadini. I sindaci dell’Alto Vastese, al contrario, non rinunciano nemmeno al cappuccino e cornetto, tanto per restare in tema mangereccio, per difendere un ospedale, una struttura così utile da salvare la vita alle persone.
C’è evidentemente una sproporzione tra i due comportamenti e soprattutto tra i due oggetti da difendere: un ente inutile da una parte e l’unico presidio sanitario di riferimento per decine di Comuni montani dall'altra.
Di Primio avrà anche esagerato, ma certo i suoi colleghi dell’Alto Vastese potrebbero dare un cenno, così, almeno per sapere se sono ancora in grado di intendere e volere.