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Ciao compagno Musacchio, paladino dei più deboli

E' morto il sindacalista Fiat che aveva deciso di sposare la causa del San Francesco Caracciolo. Domani a Portocannone i funerali

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“Non riusciranno a strapparci questa struttura”. Quando parlava dell’ospedale San Francesco Caracciolo, Stefano Musacchio, sindacalista Fiat di Portocannone,  lo faceva in prima persona. E non soltanto perché  aveva dato in dono sua figlia Annamaria ad un operaio del posto o perché aveva deciso di curarsi in alto Molise. Stefano Musacchio credeva ciecamente in una sanità pubblica efficiente che non poteva e non doveva essere una prerogativa di chi abita in città o nelle grandi metropoli. Per questa ragione aveva deciso di sposare la protesta delle popolazioni alto molisane. Lo andava ripetendo quasi ossessivamente in ogni sede e lo aveva fatto anche una decina di giorni fa quando lo incontrammo al piano terra del Caracciolo. Con quei baffoni e l’accento bassomolisano sprigionava una forza inaudita. Nel suo vocabolario era bandita la parola “resa” e di conseguenza il suo cavallo di battaglia era diventato la "lotta" di fronte alle ingiustizie sociali. La sua esistenza è stata contraddistinta al fianco degli operai, dei più deboli che quotidianamente si battono contro i poteri forti e cercano di tirare avanti in maniera dignitosa. Passerà alla storia per quella bandiera della pace esposta nel giorno del Family day (marzo 2003) alla Fiat di Termoli per protestare contro l’invio dei soldati italiani in Iraq. Episodio emblematico che gli costò  ingiustamente il posto di lavoro. Agnone e i suoi abitanti lo hanno conosciuto nelle manifestazioni di piazza a salvaguardia dell’ospedale di frontiera. Malgrado il suo stato di salute non fosse dei migliori, Musacchio è stato sempre presente. In alto Molise o a Campobasso, quando l’esasperazione della gente è sfociata in rabbia,  lui non si è mai tirato indietro.  “Il diritto alla salute non si baratta con qualche voto o per la mera regola dei numeri”, andava dicendo. Adesso che non c’è più - si è spento ieri sera nel suo paese di origine - spetterà al popolo, alla gente comune, agli operai, raccogliere il suo testimone. Non sarà facile visto il carisma e la passione che ci metteva. Tuttavia bisognerà avere il coraggio di provarci e di agire. I suoi ideali vivranno sempre al fianco di chi fa fatica ad arrivare a fine mese e si batte quotidianamente per uno stato sociale. Lo ricorderemo come un combattente che lassù potrà  continuare a guidarci. Ciao compagno Stefano, paladino dei più deboli.  Tra i primi a ricordarlo, Italo Di Sabato, segretario regionale di Rifondazione comunista. "Ci ha lasciati - scrive  Di Sabato - un operaio Fiat, sindacalista, comunista. Con lui va via un pezzo del movimento operaio".  Per Rino Ziccardi della Cgil Stefano Musacchio resterà "un compagno di valore, senza ripensamenti". I funerali  si terranno domani mattina alle 9,30 a Portocannone. 

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