L'onda lunga della pandemia ha frenato la mobilità italiana, ma non ha impedito ai giovani italiani di partire e segnare una percentuale alta nella cosiddetta "fuga dei cervelli" con un + 87%. Italiani partiti soprattutto dal Nord Italia alla volta prevalentemente dell'Europa, mentre è noto che gli italiani del Sud affollano poi gli spazi lasciati vuoti al Nord.
A sottolineare la tendenza è il "Rapporto Italiani nel Mondo" della Fondazione Migrantes della Conferenza Episcopale Italiana, giunta alla sua XVII edizione.
"Il triplice rifiuto percepito dai giovani italiani, anagrafico, territoriale e di genere, incentiva il desiderio di estero e soprattutto lo fa mettere in pratica. Dal 2006 al 2022 la mobilità italiana è cresciuta dell'87% in generale, del 94,8% quella femminile, del 75,4% quella dei minori e del 44,6% quella per la sola motivazione "espatrio".
"Una mobilità giovanile che cresce sempre più - spiega il dossier - perchè l'Italia ristagna nelle sue fragilità , e ha definitivamente messo da parte la possibilità per un individuo di migliorare il proprio status durante il corso della propria vita accedendo a un lavoro certo, qualificato e abilitante (ascensore sociale); continua a mantenere i giovani confinati per anni in "riserve di qualità e competenza" a cui poter attingere, ma il momento non arriva mai. Il tempo scorre, le nuove generazioni diventano mature e vengono sostituite da nuove e poi nuovissime altre generazioni, in un circolo vizioso che dura da ormai troppo tempo".
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