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Mercato nero e rischio intossicazioni, ma nessuno interviene

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Dure e chiarissime le denunce del capogruppo del Pd in Provincia di Chieti, ma come sempre resteranno inascoltate.
Affrontando il problema cinghiali nel Vastese, ma il discorso vale identico per il Molise, il consigliere provinciale Camillo D’Amico, dimostrando coraggio, tocca tre punti che altro non sono che denunce pubbliche di un andazzo che va avanti da sempre e probabilmente non avrà mai fine.
Prima denuncia: D’Amico dichiara, senza troppi eufemismi, che la caccia al cinghiale «non si chiude mai durante l’intero anno solare», chiara allusione al ben noto fenomeno del bracconaggio. Gli abbattimenti di ungulati, soprattutto notturni, continuano davvero per tutto l’arco dell’anno. Un’attività illecita e pericolosa che resta impunita. E proprio la sicurezza dell’impunità alimenta il bracconaggio. Nei mesi scorsi c’è scappato il morto, ma da allora non è cambiato assolutamente nulla.
Seconda denuncia: la carne dei cinghiali abbattuti durante la caccia e dai bracconieri alimenta un fiorente mercato nero, evidentemente illegale, perché sconosciuto al fisco. In molti ristoranti di zona si mangia selvaggina fresca. Da dove proviene? Le fatture ci sono? Sembra il segreto di Pulcinella.
Terza denuncia, ed è questa la più importante:  la carne, a quintali, che finisce sul mercato nero, non è sottoposta ad alcun controllo di tipo sanitario. Quintali, tonnellate di carne che arrivano sulle tavole dei ristoranti a rappresentare un potenziale veicolo di infezioni o intossicazioni.
Tre denunce che tutti, istituzioni e autorità in testa, ignoreranno. Scommettiamo?
 

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