Partecipa a Alto Molise

Sei già registrato? Accedi

Password dimenticata? Recuperala

L'editoriale/ Ndocciata sempre più su, Agnone sempre più giù

Condividi su:

Ndocciata sempre più su, Agnone sempre più giù. Potrebbe essere questo il let motiv da adottare alla vigilia della manifestazione che gli organizzatori definiscono “il rito del fuoco più imponente al mondo”. Parlano i numeri che per il ponte dell’Immacolata, complice il calendario, fanno registrare tutto esaurito. Sold out nelle varie strutture ricettive (a ruba i 400 posti letto nella sola Agnone) e presenze stimate intorno alle 40mila unità con una ribalta mediatica che catapulterà l’altissimo Molise sulle cronache nazionali e internazionali. Merito alla locale Pro Loco, al suo storico presidente e ai cinque gruppi, che nel corso degli anni hanno saputo alzare il tiro e
cogliere gli enormi vantaggi offerti da uno spettacolo senza eguali che è riuscito a fregiarsi del titolo di ‘Patrimonio d’Italia’. Merito di quell’8 dicembre 1996, quando la Ndocciata di Agnone atterrò in piazza San Pietro grazie alle ‘raccomandazioni’ del prefetto vaticano Enrico Marinelli, agnonese doc e intimo amico di Giovanni Paolo II. Da quella data la Ndocciata ha conosciuto un’ascesa da capogiro. Tuttavia ad oggi, malgrado lo sforzo e gli immensi sacrifici fatti dalle centinaia di volontari, resta il profondo rammarico di come una manifestazione del genere non riesce ad autofinanziarsi e brillare di luce propria. Infatti, non è una novità, l’evento in programma per la sera dell’8 dicembre, sarà reso ancora possibile solo grazie al portafogli di facoltosi privati che per oltre il 50% finanzieranno l’evento. Diverse a nostro avviso le responsabilità. In primis la mancata istituzione di una fondazione capace di lavorare dodici mesi all’anno su un avvenimento di indubbio richiamo turistico per l’intera zona a cavallo tra Molise e Abruzzo. Non osiamo immaginare se tale rito si svolgesse in Umbria o Toscana, tanto per citare due regioni a caso, dove il turismo grazie anche a simili manifestazioni, è divenuto un veicolo fondamentale e trainante per l’economia del posto. Colpa anche di una classe politica – lo diciamo senza alcuna paura di smentita - inadeguata a recepire i sostanziali vantaggi che la Ndocciata potrebbe far ricadere sull’intera regione Molise. Colpa degli operatori commerciali dell’area incatenati a logiche del “vivere alla giornata” e incapaci di disegnare una programmazione seria che apporterebbe una sostanziale svolta al territorio. Circuiti, pacchetti e offerte, diluiti sui dodici mesi all’anno, appaiono latitare e tutto viene limitato a una - due notti o giù di li.  Eppure le potenzialità per spiccare definitivamente il volo esistono. Intorno alla Ndocciata ruota un contesto fatto di storia, natura, gastronomia da far invidia all’intera nazione. Resta la consapevolezza che l’edizione di quest’anno toccherà la punta più alta di una tradizione con origini che si perdono nella notte dei tempi.
La location. Mentre Agnone e i centri limitrofi sono pronti a gonfiare il petto e tirar fuori l’abito della festa, il contesto attuale dimostra che c’è poco da festeggiare. Il ridimensionamento (o chiusura?) dell’ospedale San Francesco Caracciolo, la chiusura di una storica azienda come la Stilcoop Moda, la soppressione del giudice di pace, quella paventata della Comunità Montana, la mancanza di investimenti pubblici uniti ai timori dei privati, l’inarrestabile fuga di cervelli, l’inefficienza degli amministratori (vedi finanziamenti persi e una programmazione inesistente), imposte portate ai massimi livelli, rappresentano l’emblema di un quadro che potrebbe minare la speranza di chi vuole continuare a vivere in questi posti. Così oggi dire che l’Atene del Sannio vive il momento più basso della sua storia non è affatto un’eresia. Davanti una realtà del genere la cosa che fa più male è constatare che chi di dovere (ogni riferimento è puramente casuale)  continua a tapparsi gli occhi e rispolvera la propria agnonesità solo in circostanze come quella dell’8 dicembre, data in cui si ritorna da ogni angolo d’Italia. Poi se non si muove un solo dito per cercare di cambiare le sorti del paesello, chissenefrega. Fare nomi non serve: chi vuol capire lo ha già fatto. A lor signori vogliamo solo ricordare che se non ci sarà una unione di intenti, supportata da strategie vincenti, Agnone e il suo hinterland saranno destinati all’estinzione (copyright diocesi di Trivento).
Meditate gente.

Condividi su:

Seguici su Facebook