PROPONIAMO di seguito, a beneficio dei nostri lettori, l'intervista pubblicata oggi dal quotidiano nazionale La Stampa che mette ben in luce l'inutilità, per il Paese e per i cittadini, dell'eolico industriale, quello stesso che frutta milioni di euro a pochi imprenditori.
Fabio Valentini, segretario di Mountain Wilderness Italia, ha ben presenti le controindicazioni dell’eolico nella nostra penisola: le studia da anni. Ma – come l’associazione che difende le montagne di tutto il mondo - non è contrario in via di principio: «Siamo favorevoli all’energia rinnovabile, pulita, che produce meno anidride carbonica, ma contrari a questo tipo di eolico. Nessuno direbbe no alla costruzione di case, ma se le fanno dov’ è vietato o pericoloso è giusto opporsi».
Valentini, cos’è che non la convince?
«Non siamo favorevoli all’eolico nelle aree protette; siamo contrari alle strutture di grandi dimensioni, li chiamano “parchi eolici” ma sono, a tutti gli effetti, strutture industriali; siamo contrari all’ “eolico selvaggio”, dove si costruisce senza un progetto complessivo. E poi, non dimentichiamolo, siamo tra i Paesi in Europa che hanno meno vento».
Sulle nostre montagne e lungo le coste non c’è vento?
«Non lo dico io, lo dice l’Atlante europeo del vento, consultabilissimo su internet. In Italia sono più produttivi il fotovoltaico e l’energia solare. Sulle nostre montagne il vento è assai meno sfruttabile che sulle coste, è un problema di intensità e di costanza: sui litorali della Puglia e sulle isole maggiori ce n’è molto di più, e spira in modo costante. In montagna tira a raffiche. E poi dipende da come si fanno e dove vengono messe le pale, dall’altezza e dalla quantità, dall’impatto visivo. Un conto è metterne tre, un conto cinquanta».
Ci sono sindaci molto favorevoli, anche a causa degli incentivi.
«Appunto, ma bisogna intendersi: lasciando stare i recenti scandali anche legati all’eolico, si vadano a vedere cosa sono gli incentivi europei. Mostrano chiaramente come la tanto declamata competitività economica sia dovuta ai soldi pubblici, cioè ai nostri; insomma, paghiamo per produrre l’energia che poi ricompriamo, pensate un po’ chi ci guadagna. I numeri sono interpretabili, le parole no».
Affermate che le pale provocano un grande stress.
«In molti, che hanno provato per esperienza diretta, dicono che convivere con l'eolico non è sempre facile. Andate a vedere, sul sito www.viadalvento.org, l'intervista a Piero Romanelli, un agricoltore biologico che abita a quattrocento metri dalle torri di un impianto eolico, e sentite le sue parole: un giorno potrebbe capitare anche a voi. Essere sottoposti al loro continuo movimento, osservare la loro ripetitività e sentire il rumore che fanno provoca danni psicologici. Eppure qualcuno ha detto che non fanno alcun rumore, forse gli stessi che scrivono di Kyoto dai loro uffici climatizzati».
Insomma, voi dite no?
«Ripeto, non siamo contrari in via di principio. Ma anche al fotovoltaico diremmo no, se come era stato proposto da un’ordinanza del Comune di Volterra volessero installarlo sui tetti di un centro storico medievale. Buona è invece la proposta di utilizzare le discariche già esaurite per mettere pannelli fotovoltaici: sono terreni che staranno anni a riposare, si può fare. Anche il mini-eolico è interessante, serve utenze isolate, è utile. In montagna, invece, spesso l’impatto è negativo, anche per i selvatici. Alcuni sindaci dicono di sì per i ritorni economici: a causa dei tagli di questa Finanziaria, per loro questa appare come un’occasione di guadagno da sfruttare».