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Bracconaggio, denunciato 60enne di Pietrabbondante

L'operazione condotta dal Corpo forestale dello Stato di Carovilli e Agnone

REDAZIONE
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AGNONE. Gli uomini del Corpo Forestale dello Stato dei Comandi Stazione di Carovilli e Agnone, coordinati dal Nucleo Investigativo di Polizia Ambientale e Forestale (NIPAF) del Comando Provinciale di Isernia, lo scorso mercoledì mattina hanno fermato un sessantenne di Pietrabbondante mentre praticava caccia con mezzi non consentiti – dei lacci di acciaio - e per di più all’interno di un’area in cui l’attività venatoria è vietata in quanto classificata come “oasi di ripopolamento e cattura”. L’operazione è scattata al termine di un’indagine che gli uomini del CFS, coordinati dal Comm. Sandra Martinelli, responsabile del NIPAF di Isernia, hanno avviato alcune settimane fa a seguito di una segnalazione che denunciava la presenza di alcuni lacci all’interno di un’area boscata, nei pressi della Riserva Naturale di Collemeluccio in Comune di Pietrabbondante. Grazie agli accertamenti in sopralluogo, all’ausilio di fototrappole, con le quali è stato possibile documentare l’attività di bracconaggio, e ad una serie di appostamenti nell’area circostante il sito in cui erano piazzati i lacci, il personale Forestale è riuscito a bloccare S.F, operaio edile di circa 60 anni, nato e residente a Pietrabbondante, che ieri mattina, come già altre volte nei giorni precedenti, era intento a controllare i lacci sistemati nel bosco per la cattura illegale di fauna selvatica. Oltre ai 4 lacci piazzati in posizione strategica in prossimità di alcuni passaggi obbligati per cinghiali ed altri mammiferi, l’uomo aveva al seguito altri 2 lacci, destinati ad essere piazzati in bosco per aumentare il numero di trappole mortali. Tutti i lacci – su alcuni dei quali sono stati rinvenuti peli di cinghiale – sono stati sequestrati mentre l’uomo è stato deferito all’A.G. per aver esercitato l’attività venatoria in una zona di ripopolamento e cattura di fauna selvatica e per aver fatto uso di mezzi vietati, violando le disposizioni contenute nella L. 157/92 in materia di caccia. Gli uomini del CFS hanno svolto controlli anche presso l’abitazione del bracconiere, dove erano legalmente detenuti n. 3 fucili da caccia, senza però rilevare altre violazioni alle norme vigenti. Nell’esprimere il proprio apprezzamento per l’operazione svolta, il Comandante Provinciale del Corpo Forestale dello Stato, dr. Luciano Sammarone, ha tuttavia sottolineato quanto grave sia il ricorso a strumenti di bracconaggio che infliggono agli animali selvatici grandi sofferenze e che, soprattutto, possono provocare la morte di specie protette come il lupo, il capriolo o addirittura esemplari di orso bruno marsicano. Anche per questa ragione proseguiranno i controlli e le verifiche già avviate in diverse aree del territorio provinciale dove il fenomeno del bracconaggio coi lacci di acciaio e ancora diffuso, soprattutto a ridosso della chiusura della stagione venatoria. 

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