CAROVILLI - Mons. Bregantini a Carovilli per il premio “Beati i miti”.
Il premio assegnato ad una madre di famiglia dalla “mitezza evangelica”.
Fanno riflettere i temi di una scuola media di Raiano
Sempre più il Premio “Beati i miti”, istituito sei anni fa a Carovilli dal parroco, Don Mario Fangio, e giunto alla sesta edizione, rappresenta un punto di riferimento per segnalare casi di bontà che certamente nella nostra società sono numerosi, ma purtroppo non vengono mai raccontati dai mezzi di comunicazione di massa.
Il premio è stato istituito per far conoscere Santo Stefano del lupo di Carovilli, definito “uomo di grande mansuetudine”, e le persone che nella concretezza della vita, nella semplicità hanno vissuto in modo significativo la mitezza: sempre pronte a capire, scusare, perdonare ed a subire senza mai opporsi con modi violenti. Anche quest’anno sono pervenute molte segnalazioni di comportamenti encomiabili, degni di grande considerazione e di essere segnalati all’attenzione dell’opinione pubblica attraverso il premio: persone che si dedicano agli altri con spirito di sacrificio e con animo mite di fronte alle difficoltà, proprio conformi all’insegnamento di Santo Stefano del lupo, patrono di Carovilli e fulgido esempio di mitezza.
Quest’anno la commissione chiamata a giudicare le segnalazioni pervenute è rimasta affascinata e scossa dal comportamento di una signora, Antonietta Maria Profico, di Teramo, tenuto in tante occasioni, raccontate e dettagliatamente descritte da una sua amica, ed ha deciso di assegnarle il premio perché il suo modo di essere, che potrebbe apparire umana sopportazione, atteggiamento rinunciatario, o quieto vivere è apparso dominato da una incrollabile fede in Dio, una vera mitezza evangelica. La storia di Antonietta Maria Profico è analoga alle storie di tante famiglie, lacerate da divisioni o tradimenti, atteggiamenti violenti, o mancanza di collaborazione nella conduzione della vita familiare e di attenzioni, rifiuto della vita nascente o con handicap.
Storie in cui, esasperati, si può con facilità cadere nel meccanismo del risentimento, del rancore, della rabbia, della disperazione, del porre limiti al perdono; nel nostro caso niente di tutto questo, Antonietta ha saputo districarsi nella sua difficile situazione familiare con comprensione e perdono, sacrificandosi per il marito ed i figli; cercando di facilitare il dialogo fra loro e il superamento di chiusure soprattutto in momenti di forte tensione. Ha cercato di farsi tramite fra loro soprattutto col perdono cristiano e di conservare l’unità della famiglia e l’indissolubilità del sacramento del matrimonio.
Quest’anno, inoltre, la scuola media di Raiano, paese in provincia dell’Aquila, ha preso l’iniziativa di far fare dei temi agli alunni e li ha mandati alla commissione del premio; ebbene, dalla lettura di quei temi si ricava che i ragazzi sono scandalizzati dalle immagini di violenza trasmesse dai telegiornali e da internet, descrivono come esempi di mitezza Madre Teresa di Calcutta, San Francesco, Nelson Mandela, Ghandi ed il Santo patrono locale, San Venanzio.
Ma quello che più colpisce è il pessimismo che si ritrova in alcune frasi significative: una ragazza di 2a media scrive: “la mitezza non vince, ma rende bella la società”; un ragazzo parla di “volgarità ed egoismi della società moderna”; un’altra ragazza scrive la frase più triste: “Il futuro dell’Italia sarà bruttissimo perché noi giovani siamo il futuro”. Converrà ragionare in modo approfondito sui sentimenti dei ragazzi e tentare di capire gli errori commessi dagli adulti.
La consegna del Premio avverrà il prossimo 3 agosto a Carovilli presso la Parrocchia Santa Maria Assunta alle ore 18,00; sarà presente Mons. Giancarlo Bregantini, Arcivescovo di Campobasso, che terrà una relazione sul tema “Approfondimento biblico sulla beatitudine della mitezza”. Seguiranno: interventi; la lettura del verbale e delle segnalazioni dei partecipanti; a conclusione la consegna del Premio.

