AGNONE - Un dopo gara di inferno. E’ quello che ha visto protagonisti alcuni giocatori e dirigenti dell’Agnonese la cui unica colpa è stata quella di giocare a pallone e violare il rettangolo della capolista L’Aquila.
Una vera e propria aggressione come all’indomani del match denunciano diversi dirigenti granata presenti allo stadio 'Fattori', tra cui il responsabile del settore giovanile Fernando Sica.
"Quanto avvenuto a L’Aquila è l’antitesi del calcio vero, quello pulito che tra tanti sacrifici cerchiamo di insegnare quotidianamente ai nostri ragazzi. Siamo stati aggrediti verbalmente e fisicamente solo perché abbiamo fatto il nostro dovere come facciamo sempre. Il comportamento di alcuni dirigenti e giocatori aquilani è stato davvero vergognoso e pensare che nella gara d’andata queste persone sono state trattate con i guanti bianchi. A questo punto chiediamo le scuse ufficiali da parte della società L’Aquila calcio".
Fa specie soprattutto il fatto che quasi nessun collega abruzzese abbia riportato degli incresciosi episodi, nonostante l’undici molisano ha abbandonato la città scortato dalla polizia fino al casello autostradale.
In casa Olympia ad avere la peggio i giocatori Fabio Di Vito (labbro spaccato e innumerevoli graffi sul collo) e Fabio Marzio Alleruzzo. Proprio al centrocampista campano www.altomolise.net ha inteso fare qualche domanda.
Alleruzzo, ci racconti quello che è accaduto al triplice fischio finale.
"Durante il terzo tempo alcuni giocatori de L’Aquila ci hanno minacciato verbalmente, ma è nel sottopassaggio che alcuni di loro, tra cui qualche dirigente riconoscibile da giacca e cravatta, ci hanno aggrediti con calci, pugni, sputi e insulti di qualsiasi genere".
Ha cercato di reagire?
"Sincerante erano in troppi e dopo essermi messo le mani sulla testa per cercare di parare i colpi sono riuscito a scappare negli spogliatoi".
Chi c’era con lei in quel momento.
"Ho riconosciuto Fabio Di Vito, Paolo Scampamorte e il dirigente accompagnatore Michele Di Ciocco che per fare da scudo ai ragazzi più piccoli è stato strattonato e malmenato".
Ha avuto paura per la sua incolumità e quella dei suoi compagni?
"Tantissimo. Ad un certo punto ero da solo e ho temuto il peggio".
E cioè?
"Di finire a terra e non rialzarmi più".
Prima di approdare in Molise, lei ha disputato tantissimi campionati campani. Aveva già avuto esperienze del genere?
"Nella maniera più assoluta, è la prima volta che mi trovo di fronte a certe situazioni".
Ha denunciato il fatto agli organi di polizia?
"No".
E perché?
"Perché non servirebbe a niente. La mia parola contro la loro, ma la gente deve sapere quello che è accaduto".
Come si sente fisicamente oggi?
"Ammaccato è dire poco".
Certamente è andata peggio al suo compagno di squadra Fabio Di Vito. O no?
"Sì, è vero. A Fabio hanno spaccato un labbro e diversi sono i graffi che ha riportato sul collo".
Pensa che l’arbitro e i collaboratori hanno visto qualcosa?
"Penso di sì, anche se ad un certo punto non ho capito più nulla".
Perché a suo avviso questa aggressione.
"Perché pensavano che l’Agnone a L’Aquila avrebbe fatto una scampagnata".
Oggi cosa dice a queste persone.
"Che i campionati si vincono sul campo e non con minacce o peggio aggredendo gli avversari, la cui unica colpa è voler onorare fino in fondo la stagione".
Qualcuno in queste settimane ha detto che eravate appagati. Cosa replica?
"Se così fosse, non penso che dopo quattro ore di pullman avremmo espugnato L’Aquila facendogli perdere il campionato".
E’ contento della vittoria?
"Contento? Molto di più".
Nonostante pugni, schiaffi e insulti…