Il recente comunicato stampa del Comando Provinciale Carabinieri di Isernia relativo al caso "Furbetti in corsia" ad Agnone solleva importanti osservazioni riguardo all'eventuale comportamento illecito di alcuni dipendenti sanitari. Secondo quanto riportato, sette tra medici, infermieri e tecnici sono stati deferiti alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Isernia con l'accusa di false attestazioni o certificazioni e truffa ai danni di un ente pubblico. In merito ai fatti il Direttore generale Asrem Di Santo ha dichiarato: "stante la gravità dei reati ipotizzati, attendiamo l'esito delle indagini, confidando nell' operato della Procura di Isernia'
Le indagini, condotte dai Carabinieri del Nucleo Operativo e Radiomobile della Compagnia di Agnone sotto la direzione del Procuratore della Repubblica di Isernia, sono state descritte come articolate e complesse. Queste hanno coinvolto metodi tradizionali come osservazioni dirette, acquisizioni documentali, pedinamenti e perquisizioni, ma anche tecniche più avanzate come l'analisi di immagini video, dati GPS ed elettronici dai sistemi di lettura degli ingressi.
Dalle indagini è emerso, si afferma nella nota stampa dei carabinieri di Isernia, che gli indagati, pur formalizzando la loro presenza sul luogo di lavoro tramite la timbratura del badge, in realtà si dedicavano ad attività personali come fare la spesa al supermercato o lavorare presso altre strutture mediche private. In alcuni casi, alcuni dipendenti si trovavano addirittura fuori regione e delegavano a familiari la timbratura del cartellino in entrata e in uscita.
La situazione si presenta articolata e difficile per i sette indagati. Tuttavia, è importante ricordare che essere indagati non significa essere colpevoli. Siamo ancora nella fase delle indagini preliminari e non è certo un eventuale rinvio a giudizio. In caso di rinvio a giudizio, non è detto che si è colpevoli, esiste la presunzione d’innocenza, principio del diritto penale secondo il quale un imputato è considerato non colpevole sino a condanna definitiva, vale a dire, sino all’esito del terzo grado di giudizio emesso dalla Corte Suprema di Cassazione.
Questa notizia, diffusa da tutti i quotidiani locali e regionali, non aiuta l'immagine dell'ospedale San Francesco Caracciolo di Agnone, un tempo punto di riferimento sanitario per il territorio altomolisano e altovastese. L'ospedale, dopo essere stato smantellato negli anni, stava recentemente cercando di dotarsi di strumentazione e personale adeguati per erogare un numero maggiore di prestazioni. Il comunicato, per la tutela della privacy, non riporta i nominativi dei presunti colpevoli, ma ciò si rivela un boomerang per l'intero organico medico e non medico, nonché per la struttura stessa.
La divulgazione di tali informazioni senza dettagli specifici sui presunti colpevoli può danneggiare la reputazione dell'intero ospedale e del suo personale, minando la fiducia dei cittadini nei servizi sanitari locali. È cruciale che le autorità competenti conducano indagini approfondite e garantiscano che la verità venga a galla, proteggendo al contempo la reputazione dei lavoratori onesti e impegnati dell'ospedale San Francesco Caracciolo.