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Mafia: Dia confisca beni per 1,3 mld al re dell'eolico

redazione
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Mafia: Dia confisca beni per 1,3 mld al re dell'eolico Vito Nicastri =
(ASCA) - Roma, 3 apr - Quarantantatre' tra societa' e
partecipazioni societarie; 98 beni immobili (palazzine,
ville, magazzini e terreni); 7 beni mobili registrati
(autovetture, motocicli ed imbarcazioni); 66 disponibilita'
finanziarie. Questo il bilancio dela maxi confisca appena
ultimata dalla Direzione investigativa antimafia (Dia) di
Palermo per un valore superiore a 1,3 miliardi di euro - in
assoluto il piu' consistente mai operato in Italia - ai danni
del patrimonio di Vito Nicastri. Il 57enne di Alcamo,
affermato imprenditore nel settore della produzione
alternativa dell'energia da fotovoltaico ed eolico risulta
infatti in ''relazioni con numerosi e qualificati esponenti
mafiosi, con elementi legati a Cosa Nostra'' capaci di
interferire a suo favore anche in sede giudiziaria.
   Lo comunica la Dia di Palermo precisando che il
provvedimento di confisca e' stato emesso dal tribunale di
Trapani e scaturisce dalla proposta d'iniziativa del
direttore della Dia, Arturo De Felice, che, attraverso
articolate indagini economico-patrimoniali nei confronti
dell'imprenditore alcamese, ha consentito di ricostruire il
fitto reticolo patrimoniale degli ultimi trent'anni e di
rilevare, altresi', l'esistenza di una consistente
sperequazione tra i beni posseduti ed i redditi dichiarati.
   L'attivita' imprenditoriale del Nicastri - spiega la Dia -
e' quella dello sviluppatore, figura professionale
tipicamente italiana che consiste nella realizzazione e nella
successiva vendita, chiavi in mano, di parchi eolici, con
ricavi milionari, considerato che ogni megawatt (MW) prodotto
e' venduto a circa 2 milioni euro.
   Parallelamente, in tutte tutte le vicende nelle quali e'
stato coinvolto, e' emersa una ''vicinanza'' del Nicastri a
noti esponenti mafiosi, ''che qualifica la condotta dello
stesso, anche alla luce di numerosi pronunciamenti
giurisprudenziali della Corte suprema, sintomatica di una
contiguita' consapevole e costante agli interessi della
associazione mafiosa, o di una disponibilita' a rendersi
all'occorrenza partecipe di condotte agevolatrici della
predetta organizzazione'', scrive la Dia.
   La valenza assunta dall'imprenditore trapanese nell'ambito
di ''cosa nostra'' trova riscontro anche nell'interessamento
alle vicende imprenditoriali del Nicastri dei noti boss
Salvatore e Sandro Lo Piccolo, come rilevano i ''pizzini''
rinvenuti in occasione del loro arresto.
   Il Nicastri era gia' risultato coinvolto nell'operazione
di polizia ''Eolo'', che ha svelato il coinvolgimento di cosa
nostra nel lucroso affare della realizzazione delle centrali
eoliche nella provincia di Trapani.
   Ha intrattenuto rapporti con soggetti della consorteria
mafiosa del trapanese, molti dei quali ritenuti vicini a
Matteo Messina Denaro.
   Nel corso delle indagini sono state rilevate, altresi',
relazioni con le consorterie criminali operanti nel
messinese, nel catanese ed anche con la 'ndrangheta
calabrese, in particolare con le 'ndrine di Plati', San Luca
ed Africo del reggino, aspetti questi che caratterizzano in
modo significativo il contesto in cui l'aggressione
patrimoniale odierna si inserisce.
   La confisca record dei beni a Nicastri si aggiunge agli
ultimi sequestri operati dalla Dia nel territorio trapanese,
che stanno notevolmente impoverendo il potere economico di
Matteo Messina Denaro, capo mafia latitante ritenuto
'dominus' del trapanese.
   L'odierno provvedimento contiene anche l'applicazione
della misura di prevenzione personale nei confronti di
Nicastri la sorveglianza speciale con obbligo di dimora nel
comune di residenza (Alcamo), per tre anni.

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