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Beati i miti: l'esempio di vita di Antonietta Maria Profico

La storia della donna teramana ha commosso a Carovilli

redazione
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CAROVILLI - La mitezza: una virtù attiva. Il perdono: una ferita rimarginata. E' la sintesi di quanto spiegato a Carovilli, nell'ambito della rassegna 'Beati i miti', da monsignor Bregantini e monsignor Scotti. E la storia di una donna teramana è stata scelta come esemplare e di insegnamento per tutti. La mitezza è una “virtù attiva” nel senso che il concetto e la volontà di mitezza si integra strettamente con il comportamento e con i fatti che ne susseguono; questa la prima definizione che ne ha dato Giancarlo Bregantini, Arcivescovo di Campobasso e Boiano, nel corso dell’intervento all’annuale seminario che si tiene a Carovilli per l’assegnazione del premio “Beati i miti” istituito per ricordare Santo Stefano del lupo, carovillese e patrono di Carovilli, fulgido esempio di mitezza e promosso dall'associazione culturale Il Glicine. Proprio questo modo di intendere la mitezza ha portato la commissione giudicante alla decisione di assegnare il premio ad Antonietta Maria Profico, una signora di Teramo, che nel corso della sua vita matrimoniale, caratterizzata da incomprensioni, divisioni, mancanza di attenzioni, ha dovuto accettare tradimenti, comportamenti violenti, rifiuti di vita nascente e di handicap. Tutto questo, che avrebbe potuto condurre Antonietta alla disperazione o al risentimento o alla ribellione violenta, verbale o fisica, al contrario le ha dato il modo di rafforzare la sua fede cristiana e fronteggiare ogni situazione con la bontà, la dolcezza, la mitezza, il domino di sé; una vera beatitudine evangelica. Proprio quella “virtù attiva” descritta da Mons. Bregantini, le ha dato anche la forza e la capacità di cercare il dialogo, per chiarire, comprendere e perdonare, di sacrificarsi per il marito ed i figli, nel tentativo di avvicinarli, affinché superassero le fratture e le chiusure che si erano create fra loro. È stato difficile complimentarsi con Antonietta per chi aveva capito quante e quali difficoltà aveva dovuto affrontare, ma lei ha risposto a tutti con una immutabile dolcezza, serenità e semplicità, ringraziando per le tante attenzioni ricevute. Mons. Bregantini nel trattare il tema “Approfondimento biblico sulla beatitudine della mitezza” ha descritto e interpretato vari episodi della bibbia, dei vangeli o della vita di San Francesco traendo da ciascuno l’insegnamento profondo in esso contenuto. Uno di questi insegnamenti consiste nel “non lasciarsi vincere dal male, ma vincere il male con il bene” perché rispondere ad una cattiva azione con la vendetta porta ad una spirale di cattiveria, mentre rispondere con una buona azione porta alla pacificazione. L’episodio di Gesù schiaffeggiato da una guardia ha dato modo di ricordare la risposta data da Gesù: “se ho parlato male dimostrami dove ho sbagliato, ma se ho parlato bene perché mi percuoti?” Di qui l’insegnamento a cercare il dialogo con gli altri ad essere aperti e sinceri. Dall’episodio di San Francesco che ammansisce il lupo Bregantini indica l’insegnamento ad affrontare la violenza con la forza della fede e dell’intelligenza, a sforzarsi di capire e parlare ed a trovare una soluzione dettata dall’amore. Infine, il perdono è una ferita guarita, chi riesce a perdonare diventa ministro di consolazione perché rappresenta l’amore di Dio. “Questo incontro annuale del premio “Beati i miti” ci offre l’occasione di riflettere e diventare tutti operatori di bene”. Con queste parole Mons. Vincenzo Scotti, Vescovo della Diocesi di Trivento, ha voluto ringraziare Don Mario Fangio, parroco di Carovilli e promotore della manifestazione e tutti coloro che hanno dato il loro contributo ed ha concluso ricordando che “i miti sono persone che sanno vivere nel sorriso e nel contatto con gli altri e sanno toccare il cuore di coloro a cui si rivolgono”. Alla manifestazione hanno preso parte anche il Sindaco di Carovilli, Antonio Cinocca, e l’Assessore regionale Franco Giorgio Marinelli. Nel corso della manifestazione sono stati ricordati anche gli altri segnalati per la loro mitezza come: Angela Ciccone, una bimba di Castelpetroso; Salvatore Tondodonato, un ragazzo di Casalbordino; Chiara Sfamurri, una bimba di Montesilvano; Donatello Carrino, un giovane di Frosolone; Francesca Mignelli, una bimba di Santa Maria del Molise; e Sara Morcone, una signora di Sulmona. Don Mario Fangio ha salutato e ringraziato tutti dando appuntamento all’anno prossimo, mentre il coro intonava l’inno dedicato a Santo Stefano del lupo.
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