Don Alberto Conti, direttore della Caritas della diocesi di Trivento, offre una riflessione sul Natale che nasce dentro le ferite del nostro tempo. In un mondo segnato da guerre, disuguaglianze e solitudini, la nascita di Gesù ci richiama all’essenziale: crescere nella fraternità, custodire la nostra umanità e riconoscere il volto del Bambino nei poveri, negli esclusi e in chi è senza voce.
“Anche quest’anno ritorna il Natale, e sembra che il nostro mondo non sia cambiato: continua a essere ferito da guerre, morte, disuguaglianze e diritti negati. È un mondo malato di solitudine, in cui troppi fratelli e sorelle vivono immersi nell’egoismo, nel rancore e nel razzismo. Il Natale, però, ci ricorda che il mondo ha bisogno di crescere nella fraternità. Scriveva don Primo Mazzolari: “Ma se mi inginocchio davanti al bambino, la mia anima si placa nel perdono e subito mi ritrovo fratello di ognuno. Se m’inginocchio… mi offro. Ecco, sono in ginocchio davanti a un bambino nudo e senza casa. Se dalla nostra adorazione riusciremo ad alzarci un po’ meno feroci, il nostro Natale sarà buono e umano”. Che questo Natale ci aiuti davvero ad alzarci con un cuore più mite, capace di accoglienza, pace e fraternità e a riconoscere il Bambino nei volti dei poveri, degli esclusi, di chi è senza casa e senza voce. Ci aiuti a custodire la nostra umanità, senza la quale non ci sarà salvezza per nessuno. Con l’augurio di un Natale autentico e condiviso”
Don Alberto Conti

