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La storia/Quando il cuore di un malato incontra quello di Papa Francesco

Carolina Orlando, malata di parkinson da venti anni, racconta ad altomolise.net le emozioni vissute durante l'udienza del 24 aprile scorso a Roma

redazione
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AGNONE. Una lettera che sussurra al cuore e ne alimenta i battiti, giorno dopo giorno, attimo dopo attimo, in una lotta incessante contro la malattia che avanza senza tregua, che divora il corpo, ma non la voglia di vivere. È la lettera che descrive l’incontro ravvicinato tra il successore di Pietro e una fedele agnonese, Carolina Orlando, professoressa in pensione, da vent’anni affetta dal morbo di Parkinson. Esprime emozioni intense che probabilmente un’intera esistenza non le ha mai concesso il lusso di vivere, per poi ritrovarsi a provarle tutte all’improvviso, trasmesse dal vicario di Dio con una semplice carezza, uno sguardo profondo, una benedizione divina.

Mercoledì 24 aprile, i fedeli della diocesi di Trivento hanno incontrato in udienza papa Francesco. Tra i venti disabili presenti c’è anche Carolina Orlando, sulle spalle un ventennio di lotta contro il Parkinson. Il grande momento si avvicina: il Papa saluta uno ad uno i malati arrivati a Roma da tutta Italia. L’attesa cresce spasmodica e la professoressa Orlando quasi non crede ai suoi occhi, quando dopo due ore e mezza, Francesco Bergoglio le si avvicina. A stento trattiene le lacrime, cerca di contenere  lo tsunami di emozioni pronto a travolgerla. Ha un desiderio irresistibile di parlare con Sua Santità, di stringergli le mani e ringraziarlo per quella volontà da paladino di Dio sulla terra, profusa non appena è salito sul trono di Pietro. Quella volontà di schierarsi incondizionatamente dalla parte degli ultimi, dei più deboli, dei diseredati.

Carolina Orlando affida ad una lettera, pervenuta alla redazione di altomolise.net, le sensazioni e le impressioni vissute a Roma, in una giornata che porterà con sé fino a quando le sarà concesso. Fino a quando il ricordo vivo delle risposte che cercava l’accompagnerà, insieme alla certezza di aver avuto un messaggio positivo e di speranza per continuare a combattere, farsi forza e testimoniare la bontà e l’amore di un uomo nella sua semplicità prima ancora di essere Papa. Una lettera toccante, profonda, vera, che qui di seguito riportiamo.


Sono Carolina di Agnone, che molti di voi già conoscono per via delle sensazioni descritte durante quei momenti che hanno fortemente inciso sulla  mia esistenza. Qualcuno dirà: eccola un’altra volta, questa ‘sparapose’, ma io trascuro queste dicerie per dare voce al mio cuore, per poter raccontare, con molta umiltà e semplicità, quelle emozioni indescrivibili che solo chi ha preso parte all’udienza col Pontefice può capire. La notte precedente l’incontro in piazza San Pietro l’ho vissuta combattendo tra me e me, in contrasto tra sensazioni molto forti, mentre cercavo di programmare il migliore approccio per poter scambiare qualche battuta con sua Santità. Lo Spirito Santo mi ha graziata in modo da poterlo incontrare, subito dopo l’udienza. Tutti noi disabili abbiamo riempito la prima fila della piazza e Papa Francesco, che rifiutando la sua jeep, come un impeccabile padrone di casa, è venuto a salutarci,  uno ad uno. Ancora una volta ha messo gli ultimi tra i primi, come sostiene nelle sue omelie, nelle sue preghiere, come invita a fare tra i fedeli, perché questo spirito è nel suo essere umano prima che religioso. A ciascuno  di noi ha riservato un abbraccio, una carezza, una parola di speranza e conforto, senza preoccuparsi del  tempo tiranno o degli uomini della sicurezza che lo tallonavano, cercando di reprimere i suoi naturali slanci di generosità che tutto il mondo ormai conosce bene. Lo vedevo avvicinarsi a me e il cuore ha cominciato a esplodermi nel petto: battiti sempre più forti e pulsazioni nella testa, mentre cercavo di riorganizzare mentalmente quanto avrei voluto esprimergli. Finalmente si trovava ad un passo da me: emozionatissima e frastornata cercavo di coordinare concetti e parole, ma provavo la difficoltà tipica di chi si troverebbe di fronte ad un uomo dal carisma simile. Ricordo di avergli detto: «Santità, io sono una degli ultimi che lei tanto ama, sono qui per ringraziarla per quello che fa e continuerà a fare. Grandi sono i suoi principi che ogni giorno ci ripete: misericordia, provvidenza, amore e donarsi al prossimo. Le assicuro che la mia catechesi, strettamente personale, è giunta a un punto che mi spinge a dire e pensare adesso “perché non a me,  non più “perché a me”». E in quel frangente, incrociando il suo sguardo carico di bontà, umanità, comprensione, sentivo giungermi le sue parole, che resteranno scolpite per sempre nel mio cuore e nella mia mente: «Dio la benedica signora e la ringrazio per quanto mi ha detto». Bisognerebbe meditare sull’occasione che mi e ci è stata concessa: ricevere un tale ringraziamento da una persona come il Santo Padre Francesco, senza alcuna presunzione, ha tramutato quel giorno nel più bello della mia vita”.

 

* le foto sono tratte dal sito: http://www.fotografiafelici.com/

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