RICEVIAMO da Bruno Mignogna, economista dell’energia, e pubblichiamo, una riflessione sulle opportunità occupazionali che potrebbe dare l'eolico in Molise.
"Nell’incontro tenutosi a Roma il 21 luglio scorso presso il Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro (CNEL) è stato presentato lo studio sulle ricadute occupazionali ed economiche inerenti la produzione di energia elettrica al 2020 in Italia.
Dalla ricerca condotta sono emersi dati incoraggianti circa lo sviluppo occupazionale legato alla produzione elettrica da fonti rinnovabili (eolico e fotovoltaico in primis). L’analisi è suddivisa in due scenari. Il primo, Business As Usual (BAU2020) evidenzia come al 2020 con una produzione da fonti rinnovabili di energia elettrica pari al 21% del consumo interno lordo elettrico (CIL), verranno creati in Italia circa 35.000 nuovi posti di lavoro, di cui 13.000 (il 37% del totale) in attività permanenti (come la gestione e manutenzione degli impianti) e il restante in attività indotte. Per raggiungere questi risultati si stimano investimenti pari a 21.7 miliardi di euro con un valore aggiunto incrementale di poco superiore ai 3 miliardi di euro.
Il secondo scenario, denominato Impegno Europeo, prevede una produzione del 28% del CIL da fonti rinnovabili (pari a 107 TWh). Raggiungendo tale obiettivo si creerebbero nel Paese circa 71.600 nuovi posti di lavoro (al 2020), poco più del doppio di quella ottenuta nelle condizioni BAU2020. Il contributo maggiore verrà dato dall’eolico seguito dal fotovoltaico. Questo scenario, diversamente dal primo, evidenzia le enormi opportunità che la green economy può fornire non solo a livello ambientale ma anche occupazionale.
Continuando nell’analisi del documento del CNEL se si considerasse un calo della propensione all’importazione degli impianti produttivi da parte degli operatori energetici (assumendo che essa si assesti su livelli medi registrati dagli stessi settori) potrebbe generarsi una filiera produttiva meno dipendente dalle importazioni estere e quindi più competitiva. In tal modo si verrebbe a creare un sostanziale aumento della domanda interna generando un incremento dell’8.5% dell’occupazione rispetto allo scenario Impegno Europeo.
In questo contesto un ruolo cruciale è ricoperto dalle scelte politiche a cui sono chiamati i governatori delle regioni interessate da questo fenomeno. Il Molise, dal canto suo, presenta un potenziale enorme ma ancora non adeguatamente sfruttato.
Il futuro parco eolico off shore che sorgerà dinnanzi alle coste molisane potrebbe ad esempio rappresentare un significativo volano di sviluppo occupazionale. All’incremento delle installazioni off shore che si registrerà nel mediterraneo nei prossimi anni sarà necessario far fronte con un aumento della produzione quanto più possibile prossima al luogo di installazione degli impianti. A tal proposito la riconversione dei cantieri navali di Termoli (in crisi da anni) in cantieri per la realizzazione di impianti eolici off shore (come accaduto in diverse località tedesche e danesi), potrebbe generare un recupero delle unità lavorative e un significativo sviluppo dell’indotto. Inoltre, realizzando una mirata campagna di marketing territoriale, sarebbe possibile attirare sul territorio regionale industrie specializzate nella costruzione di componenti destinati alla normale e straordinaria manutenzione degli impianti eolici (motoriduttori, pompe, supporti metallici, forniture industriali varie etc..). Questi e tanti altri esempi potrebbero rappresentare un volano di sviluppo occupazionale incredibile per la nostra realtà economica territoriale che oggi, più di ieri, mostra gravi segni di sofferenza".