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Alla faccia della crisi si celebra (a spese nostre) l'imbroglio repubblicano

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Alla faccia della crisi, nella giornata di domani, per una festa finta, si spenderà un fiume di denaro pubblico per inutili celebrazioni ufficiali. Un imbroglio diventato festa, a spese degli italiani ovviamente.

Invece è la bandiera con lo stemma di Casa Savoia, la Corona che ha unificato l’Italia, che dovrebbe essere esposta domani, in occasione della cosiddetta festa della repubblica, su tutti i tetti, in segno di protesta contro un regime di fatto e non certo di diritto, atteso che né nel 1946, né mai, la presunta vittoria repubblicana è stata ufficializzata dalla Cassazione.

Diciamolo chiaramente: la repubblica italiana è la più grande operazione propagandistica messa in campo dai politici, una truffa, un raggiro colossale che dura da quasi settanta anni.E ovviamente un regime nato da un imbroglio non può che produrre imbroglioni. Questo spiega le ben note qualità della nostra classe politica, quella di ieri e ancor più quella di oggi. Già perché quel 2 giugno del 1946, quando si tenne il referendum tra monarchia e repubblica, le cose non andarono proprio come vengono raccontate, con tre righe, sui libri di testo, sui sussidiari in uso a scuola. Neanche nelle università, luoghi deputati all’esercizio del dubbio come metodo, si approfondisce, se non per iniziativa personale dei singoli studenti, magari esponendosi anche al risentimento di qualche professore fieramente repubblicano. 

Il passato non esiste, è una costruzione intellettuale, e spesso sui libri si legge una storia inquinata dalle passioni politiche, che colpevolmente tace alcuni passaggi poco chiari. Nel 1946 l’Italia era un paese uscito dalla guerra, ancora occupata da eserciti stranieri e sulla libera espressione di voto degli italiani pesarono le manovre di palazzo ordite dai ministri Togliatti (comunista) e Romita (socialista). Milioni di italiani, gli esuli, i profughi, i prigionieri non ancora rimpatriati, i residenti nelle zone dell’Istria e della Dalmazia, non furono messi in grado di votare e di fatto non parteciparono al voto. Il Governo di autoinvestitura allora in carica, senza attendere la proclamazione dei risultati da parte della suprema corte di Cassazione e con migliaia di ricorsi sui brogli ancora pendenti, con un vero colpo di Stato, dichiarò, senza averne potere, il passaggio dalla Monarchia alla repubblica. Né nel 1946, né in seguito, né mai, fu proclamata, infatti, la presunta vittoria della repubblica. Perché? Non è un po’ strano? L’attuale forma di Stato è un regime di fatto, ma non certo di diritto.

E le celebrazioni della ‘festa’ della repubblica, risultano un’offesa alla storia, alla verità e all’identità nazionale e anche all’intelligenza di milioni di italiani. Oltre che alle loro tasche.

 

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