Pescasseroli. - I servizi scientifico e sorveglianza, hanno realizzato nelle settimane passate delle impostanti attività di monitoraggio su alcune specie faunistiche del Parco.
Tra le specie “sotto osservazione” la coturnice, il cervo, il capriolo e il camoscio appenninico. Alle attività hanno partecipato anche volontari e collaboratori.
Il monitoraggio della popolazione di coturnice è servito a verificare la densità dei maschi riproduttivi presenti nell’area del Parco e della sua zona di protezione esterna. E’ stata utilizzata la tecnica del playback ovvero della stimolazione acustica dei maschi territoriali. Questa metodica sfrutta proprio il comportamento territoriale dei maschi della specie durante il periodo riproduttivo.
Il campionamento è stato effettuato nei mesi da aprile a giugno lungo 36 percorsi per complessivi 75 km.
La successiva elaborazione dei dati ha consentito una prima valutazione del numero di coppie presenti su 100 ha di territorio e un raffronto di questo dato con quanto emerso lo scorso hanno nello studio condotto dall’Agenzia Regionale Parchi Lazio nel solo versante laziale del Parco. Tale raffronto dimostra una stabilità nella presenza di questa specie: la densità di coppie infatti stimata quest’anno è di 0,78/100 ha, quella valutata lo scorso hanno dall’ARP era di 0,85/100 ha. Il dato è sicuramente confortante vista la rarefazione cui questa specie sta andando incontro altrove. Questo, secondo il Presidente dell’Ente Giuseppe Rossi, può indicare e indica, ancora una volta, che attente politiche di conservazione e gestione come quelle del Parco, funzionano e possono dare soddisfacenti risultati
Altre importanti attività che hanno impegnato la Direzione e i due servizi del Parco hanno riguardato i monitoraggi delle popolazioni di cervo e capriolo, allo scopo di valutarne la consistenza e lo stato di salute. In questo caso è stata applicata la tecnica del pellet group count basata sulla conta degli escrementi delle due specie, effettuata lungo percorsi preliminarmente individuati. Questa tecnica consente una valutazione della densità delle specie per km². La densità media di cervi così stimata è risultata essere di 5,1 cervi / km² : tale densità media varia tra un minimo di 3 cervi/km² nelle aree più lontane dalle zone centrali del Parco e un massimo di 14 cervi/km² tipico della zona a densità più elevata corrispondente alle aree intorno ai siti in cui il cervo fu rilasciato negli anni ’70, per la reintroduzione nell’area protetta.
Il capriolo presenta una densità media di 0,7 caprioli/ km², variabile da un minimo di 0,17 ad un massimo di 1,26 caprioli/ km² a secondo delle zone considerate e quindi di quanto tali aree si allontanano dagli originali siti di rilascio.
Le attività di monitoraggio si sono arricchite, negli ultimi giorni di lugli0, del conteggio degli individui di camoscio appenninico: il 20 e 21 luglio infatti è stato effettuato il censimento annuale del camoscio al quale hanno partecipato, come sempre, oltre al personale del Parco, ricercatori, volontari e collaboratori esterni.
Sono stati contati 420 animali di cui ben 120 capretti a indicare una natalità elevata della popolazione di camoscio del Parco. Dalla conta, ovviamente parziale, si può in linea di massima stabilire una popolazione complessiva di 6-700 individui. Sul camoscio, comunque, è stata avviata una importante ricerca, coordinata dalla università di Siena, che, nell’arco di tre anni dovrà accertare la consistenza precisa della popolazione del Parco, la situazione delle aree di frequentazione storica e quelle di colonizzazione, la eventuale interferenza di altre specie di ungulati, la possibile interferenza del pascolo e quindi di animali domestici, lo stato di salute della specie e le misure da adottare per migliorarne la tutela e la gestione. E’ una ricerca dalla quale ci attendiamo molto, dice il Presidente del Parco, e sulla quale ci auguriamo di avere il sostegno del Ministero, trattandosi di una specie a rischio di estinzione, compresa nelle liste rosse dell’Unione europea e dell’IUCN. Anche in considerazione del fatto che nel Parco una completa ricerca su questo prezioso ungulato manca da molto tempo.