AGNONE. Gli operatori turistici dell’Alto Molise si candidano come volano di sviluppo dell’area interna, e chiedono alla regione di avviare una discussione proficua e operativa. Terminata la fase di organizzazione interna, l’Otam (Operatori turistici Alto Molise), che riunisce la totalità delle aziende che operano in dodici comuni della ex comunità montana di Agnone, lancia la sfida della programmazione. L’obiettivo è quello di superare i localismi e costruire una rete sinergica in grado di farsi conoscere e competere con le realtà più consolidate.
L’idea è quella del sistema turistico locale, che in Alto Molise potrebbe avere la sua affermazione perché esistono i presupposti: omogeneità, parte privata disposta ad essere protagonista, filiera in gran parte già costituita, ma che deve essere messa nelle condizioni di funzionare. Il polo turistico altomolisano, infatti, conta circa 50 imprese, 800 posti letto ed ospita circa 30mila pernottamenti all’anno. A differenza della costa esso funzina tutti i mesi e può contare, nel raggio di venti chilometri, su un patrimonio storico-monumentale, ambientale e archeologico che non ha eguali nella regione. A Luglio l’Otam terrà la sua assemblea plenaria, propedeutica ad un convegno-studio che, molto probabilmente si terrà tra Agosto e Settembre. Sarà questa l’occasione per presentare una realtà che ancora oggi non è conosciuta nell’ordine di grandezze e nella sua dinamicità, ma che ora rivendica il giusto sostegno delle istituzioni, a partire dalla Regione Molise.
“La base allargata – sottolinea il presidente dell’Otam, Decio Galasso – ora si rivolge alle amministrazioni. Di fatto, il settore sconta anni di disinteresse, mentre noi crediamo che una multilevel governance, secondo il principio della sussidiarietà, sia la chiave del rilancio della politica turistica. Noi, con i fatti, siamo già in campo con le nostre aziende, si tratta ora di creare il contesto. Faccio un esempio: tenere chiusi gli impianti di Capracotta, che costano poche decine di migliaia di euro all’anno, significa arrecare un danno indotto cento volte superiore al territorio e alle imprese che vi operano, e non solo quelle turistiche. Ci auguriamo di trovare, dall’altra parte – conclude Galasso -, interlocutori attenti e pragmatici”.