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Dinamismi... di giovani contro le pale eoliche

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CASTELGUIDONE - Ieri sera a Castelguidone, al confine tra Molise e Abruzzo, c’è stata una manifestazione organizzata dalla minoranza del consiglio comunale e dai giovani del paese, raccolti intorno a un’associazione che si chiama Dinamismi, contro l’installazione di una decina di pale eoliche su un colle a poche centinaia di metri dal campanile che sta piantato al centro dell’abitato. In cima al colle è stata ricostruita un paio di anni fa una pieve, sui resti di una chiesetta intitolata a San Vito che già documenti del seicento definivano “diruta”; a metà della salita che sbocca sul piano sempre fresco e ventilato sono in costruzione (da prima del progetto eolico) alcune casette di legno con in mezzo un prefabbricato più ampio, che sarà sala mensa e riunioni, pensate e volute da don Alberto Conti, parroco del paese e direttore della Caritas regionale, che lì lungo quel declivio immagina un contenuto sviluppo turistico, sospinto da persone desiderose di spiritualità e giovani alla ricerca di occasioni e luoghi di serenità comunitaria. Le pale eoliche promettono risorse per un paese che, come tutti gli altri della zona e di quella dimensione, si dibatte tra mille difficoltà, ma per i ragazzi - lo hanno detto ieri - la prospettiva è illusoria e pericolosa: un’avventura speculativa che nuoce all’unico sviluppo plausibile e riguardoso di persone e ambiente. Mi ha colpito la maturità di questi giovani, la sensatezza dell’intervento della ragazza che li capeggia, la decisione caparbia e argomentata che rifiuta accomodamenti. Contro l’eolico selvaggio nasce una generazione nuova che, anche in luoghi descritti come “di scarsa reattività sociale” (per dire disposti ad accettare tutto) dalle relazioni delle società procacciatrici di siti per le installazioni (l’espressione l’ha ricordata il consigliere regionale Michele Petraroia, uno dei riferimenti istituzionali di questa lotta), è una promessa e una speranza della politica. C’è da ringraziarli, i giovani di Castelguidone e degli altri paesi finiti nel mirino dell’industria del vento, perché senza di loro le pale eoliche sorgerebbero già oggi non solo sul colle di San Vito ma anche a due passi dal teatro sannita di Pietrabbondante, monumento della civiltà e dell’identità sannita da salvaguardare certo non meno dei luoghi dove albergano i miti più o meno improvvisati della Padania; e incomberebbero persino su Altilia, l’antica città romana centro di traffici di uomini e merci, ancora visibile segnata dal suo decumano nella quieta pianura di Sepino. È incredibile che l’aggressività e la rozzezza dei nuovi signori dell’energia sia arrivata a tanto. Ma è ancora più incredibile che sia avvenuto senza che nessuno, né istituzioni (a eccezione di una benemerita e coraggiosa sovrintendenza) né politici nazionali e di governo e nemmeno gli intellettuali che invadono le pagine dei giornali se una lottizzazione edilizia minaccia le loro case di villeggiatura - poniamo a Capalbio o a Forte dei Marmi o a Cervinia - si siano levati a dire no. Lasciando, senza generosità, a questi giovani il paradossale compito di invocare il passato per porgere un’altra possibilità al loro futuro.
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