Carovilli: la “Tresca” esempio di cultura, tradizione e accoglienza
Persone venute da ogni parte, tra musica e giochi, hanno goduto di pasti genuini e bevande a prezzi di costo
La storica tresca di Carovilli, quest’anno giunta alla 34sima edizione, è una festa tradizionale che richiama l’attenzione su un territorio ed un paese che è povero, secondo una visione economica moderna, ma ricco se guardato considerando la qualità della vita, l’amore per la cultura, per l’ambiente e per le tradizioni.
Anche quest’anno è stato un trionfo organizzativo, quello ottenuto da un gruppo di volenterosi amici di ogni età accomunati dalla voglia di realizzare una bella manifestazione organizzata sotto l’egida della Pro Loco “Monteferrante”.
Il successo ha riguardato da un lato il grandissimo numero di visitatori, venuti da tante parti della regione e da fuori, che attratti dalla bellezza della manifestazione non si sono limitati ad una breve sosta e qualche fotografia, ma si sono fermati a lungo sul pianoro del tratturello, di fianco alla chiesetta di San Domenico, dall’altro, anche il gran numero di persone che hanno voluto partecipare attivamente alla realizzazione di questa che è una delle più antiche feste contadine della zona, rallegrati dalla musica dell’organetto e della fisarmonica.
“L’evento ha visto il coinvolgimento attivo di oltre 60 persone – ha dichiarato la Presidente della Pro Loco di Carovilli, Marina Paglione – una metà impegnate nell’assicurare l’accoglienza con la distribuzione di pasti e bevande a prezzi irrisori, l’altra metà si è dedicata al lavoro vero e proprio del trattamento del grano, con l’intervento di oltre 20 cavalli che si sono dati il cambio nel pestare le spighe”.
Come si sa, questa festa è la parte finale di qualcosa che è iniziata molti mesi prima: quando viene seminato il grano; una volta che questo sia giunto a maturazione si procede alla mietitura e alla formazione dei covoni; infine alla tresca si sciolgono i covoni si spargono sull’aia ben pulita, si fanno camminare i cavalli per separare la paglia dal grano e si solleva il tutto in modo che il vento possa portare lontano la paglia e rimanga a terra soltanto il grano; questo viene raccolto in sacchi e messo all’asta; il ricavato è offerto alla Madonna Incoronata.
Tutta questa serie di operazioni richiede il lavoro di molte persone più volte durante l’anno, naturalmente le più affezionate e presenti sono le persone anziane che ricordano i tempi in cui proprio da quella fatica dipendeva il modesto tenore di vita di tutta la famiglia, ma anche i giovani e giovanissimi si sono affezionati a questa tradizione e desiderano fortemente impedire che muoia come è successo ad altre importanti attività di una volta.
Gli animatori anziani sono Stefano Testa, che organizza la squadra dei sollevatori, Stefano Ricchiuti e Antonino Testa a dirigere i cavalli sul grano. I giovani come Simone e Paolo, cuochi ormai esperti, insieme a Franco, hanno organizzato l’accoglienza per assicurare cibi e bevande ai presenti. Infine Stefano Di Frangia ha ripristinato un gioco, quello dell’altezza del cesto, che si faceva molti anni fa in queste occasioni.
Emanuele Iacovone con il suo complessino di organetto, fisarmonica e tastiera ha tenuto allegri i presenti e li ha fatti ballare al ritmo delle vecchie armonie contadine.
“Un grande ringraziamento è dovuto – ha aggiunto Marina Paglione – a tutte le persone che per puro spirito di volontariato e di attaccamento al paese hanno dedicato tempo e lavoro ad una tradizione capace di conservarsi integra nei valori anche rinnovandosi nella forma e che meriterebbe ben altra attenzione da parte di coloro che decidono le sorti della nostra Regione”.