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Crisi editoria, D'Ottavio: "In giro solo faccendieri, illusionisti e pseudoeditori"

Continua il nostro viaggio nel precariato regionale

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Dopo il faccia a faccia con il direttore responsabile di altomolise.net Francesco Bottone e quello di isernianews.it, Pasquale Bartolomeo , per approfondire il tema del precariato in regione abbiamo ascoltato il collega Maurizio d’Ottavio che collabora gratuitamente con il giornale online altomolise.net. 

Altomolise.net è solo l’ultima delle tue “fatiche”. Cosa c’è stato prima?

“Fin da piccolo ho sempre adorato leggere, soprattutto quotidiani. Andavo pazzo per quelli sportivi. Dopo il diploma di scuola superiore ho deciso di seguire questa mia passione e ho iniziato a collaborare con ‘Oggi Nuovo Molise’. Contemporaneamente ho avuto l’opportunità di collaborare con Radio Orizzonte Molise, dove ho avuto il piacere di conoscere una persona eccezionale sia sotto il profilo professionale che quello umano come lo era Maria Iadarola. Ho scritto pezzi per il Corriere Stadio e ho rivestito il ruolo di direttore responsabile del quotidiano online ‘tuoquotidiano.it’ che veniva redatto a Roma. L’esperienza capitolina, seppur breve, è stata intensa e mi ha fatto maturare e crescere moltissimo facendomi capire molte sfaccettature del mestiere. A quell’esperienza è seguita l’assunzione a Oggi Nuovo Molise (articolo 2 e poi 36, ndr). Dopodiché una parentesi a Primo Piano Molise prima di tornare nella redazione isernina del giornale di Giuseppe Ciarrapico. Infine, l’amarissima avventura ai ‘Fatti’". 

In molti ignorano che dietro il titolo di professionista c’è un vero e proprio esame di stato. Non è una prova facile, vero?
“No, anzi. Ci sono molte materie da studiare che vanno dalla deontologia a regole ben precise di come si scrive un pezzo di cronaca giudiziaria. Per me che avevo abbandonato i libri scolastici non è stato semplice tornarci sopra. Ricordo che mi svegliavo alle cinque del mattino per studiare. Cosa che ho fatto per sei mesi prima sostenere l’esame”.


Dopo tante fatiche ottieni la qualifica di giornalista professionista.
“Fare il giornalista è uno dei mestieri più belli al mondo. Come dice il collega della Stampa, Michele Brambilla: sempre meglio che lavorare (ride). Scherzi a parte, osservare e quindi raccontare i fatti è affascinante ed entusiasmante, ma al contempo di carica di resposanbilità”.

Insomma un bel curriculum, un background variegato. Dopo questo ti saresti aspettato il precariato e la disoccupazione?
“Assolutamente no. Non pensavo di arrivare dove sono, tuttavia non avrei mai creduto di diventare disoccupato dall’oggi al domani. Lavorando nell’editoria capisci che questo mondo è una giungla nella quale non è sufficiente sgomitare onestamente e lavorare sodo. Se poi consideri che spesso ti imbatti con pseudoeditori, leccaculi politici o faccendieri dell'ultima ora puoi immaginare come sia difficile pretendere un contratto vero per campare”. 

Quali secondo te i peggiori difetti del mondo dell'editoria?
“Credo che l’editoria italiana è succube del mondo della politica e probabilmente la carenza di editori puri peggiora le cose. Oggi giorno è difficile trovare editori veri; nella maggior parte dei casi si tratta di imprenditori che assumono il controllo di aziende editoriali solo per raggiungere obiettivi personali o affaristici (ignorando che questa tipologia di business abbia regole totalmente diverse da tutte le altre imprese, ndr). A livello regionale altra pecca è la mancanza di una legge sull'editoria capace di assegnare fondi basandosi su criteri meritocratici, in particolar modo in base al numero dei contratti e sul minor numero di pendenze Inpgi.”

Il collega Pasquale Bartolomeo ha criticato l’operato di Assostampa e Ordine dei Giornalisti. Lei concorda?
“Da anni il sindacato si batte per far approvare la legge sull’editoria in Molise. Quello del sindacato non si tratta di un documento improvvisato ma al contrario di una proposta studiata e redatta nei minimi particolari che non lascia scampo ad editori improvvisati. 
Oltre a ciò ho avuto l’esperienza diretta di come l’Assostampa ha sempre condotto battaglie in favore dei giornalisti. L’Ordine? Si potrebbe tranquillamente contattare la trasmissione 'Chi l’ha visto'. A parte il sentirsi telefonare in circostanze come quelle delle elezioni per il rinnovo delle cariche o  versare la quota annuale del tesserino, non ho tracce di questo ente. Mi spiace dirlo ma è così”.

 

Aboliresti l’Ordine?

“Visti i non risultati assolutamente si! Lo eliminerei tranquillamente. Come dicevo prima è un ente inutile”.


Secondo alcuni studiosi il calo delle vendite è attribuito al fatto che molti giovani non leggono i quotidiani. Cosa ne pensi?
“Anche questo contribuisce ma la verità è che c’è una crisi terribile che morde il comparto della stampa. Scarseggiano sempre più le pubblicità e mancano fondi pubblici per non ripetere che in Italia non esistono editori puri. I problemi economici coinvolgono tutti, sia le testate nazionali che quelle locali e, naturalmente, chi perde è sempre il più piccolo.”


Nonostante tutto sembri avere l’asso nella manica. Si vocifera di un tuo interessamento alla storica testata ‘L’Eco dell’Alto Molise’. 
“Ma quale asso nella manica? Qui si tratta di sopravvivere, magari facendolo in maniera dignitosa. Quello che posso dirti è che c'è una trattativa da portare a termine con l’attuale editore (il Cenacolo Culturale Camillo Carlomagno, ndr). Speriamo si possa arrivare ad un accordo. Credo sia l’ennesima scommessa per me stesso, un onere ed un onore immenso. Dirigere una pubblicazione con alle spalle 33 anni di storia non è cosa da tutti i giorni. Se il matrimonio dovesse concretizzarsi è mia intenzione rilanciare la testata modificando la grafica e fornire maggiori contenuti tenendo bene a mente cosa c’è al centro: il lettore. Stop”.

 

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