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Lena Porrone: Femminicidio, una legge-lacuna

L'intervista all'avvocato impegnato nella campagna ‘Ti amo da morire’

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Femminicidio, una parola forte che ritorna troppo spesso sulle prime pagine dei giornali, sulle bocche dei magistrati.
È un crimine senza tempo e che fortunatamente, oggi, comincia ad ottenere la giusta attenzione. Anche qui, in Molise, qualcuno ha pensato di avviare una campagna contro questa tipologia di omicidio. Il Psi, durante il suo festival regionale, ha presentato ad Agnone la campagna ‘Ti amo da morire’ e, dopo qualche settimana, è iniziata la vendita dei gadget con il logo dell’iniziativa.
Tra le cittadine volontarie scese in piazza per diffondere la campagna c’era l’avvocato Lena Porrone che ha risposto ad alcune domande.
Perché è così importante la vendita di questi gadget?
“La campagna nasce all’interno del progetto Parliamone prima  che, come si può dedurre dal nome stesso, ha come obiettivo primario quello di sensibilizzare la coscienza dei cittadini e fornire loro più informazioni possibili, sul tema della violenza sulle donne, ed in particolare essa è diretta ai giovani ed ai bambini del nostro territorio. Quello che si vuole fare, attraverso la vendita dei gadget, è semplice: reperire fondi necessari per attuate una maggiore diffusione di una cultura di prevenzione di qualsiasi forma di violenza contro le donne, a partire dalle scuole. In seguito si auspica che si riesca a creare i cosiddetti ambienti protetti, indispensabili  per fornire la giusta assistenza a tutte quelle donne che vivono  nel quotidiano situazioni di violenza, ambienti che  attualmente non esistono nel nostro territorio.   È necessario, ora più che mai, affrontare il problema e su tutti i fronti: non solo le donne che subiscono violenze devono imparare a denunciare e ad agire,  bensì è necessaria e quanto mai indispensabile, una  maggiore presenza dello Stato, soprattutto in quelle zone dove il concetto stesso di violenza sulle donne è ancora avvolto dall’omertà.”
Come è la situazione qui in alto Molise?
“Be’ l’assistenza in tal senso è pressocchè inesistente”.
C’è però un nuova legge che dovrebbe diventare effettiva appena avrà finito il suo iter. Cosa ne pensa?
“Non credo che la legge n. 93 del 2013 vada a colmare tutte le lacune però è un primo, grosso, passo avanti; sono tutti piccoli tasselli parte di un enorme, per non dire gigantesco, puzzle.”
Quali sono le novità introdotte da questo provvedimento?
“Innanzitutto c’è l’arresto in flagranza obbligatorio per i reati di stalking e maltrattamenti in famiglia; è previsto l’inasprimento della pena per le violenze ai danni del partner (o di qualsiasi persona con cui si è avuto una relazione sentimentale) così come saranno attribuite le aggravanti nei casi in cui la violenza si sia concretizzata sotto gli occhi dei minori oppure nei confronti di una donna incinta” spiega l’avvocato. “ La nuova legge prevede una maggiore tutela delle vittime:  oggi chi subisce una violenza potrà presentare querela senza la presenza del partner (prima invece poteva ben capitare che chi presentava querela nei confronti di colui che aveva commesso atti di violenza si ritrovava a dover eporre denuncia anche in presenza di quest’ultimo, con ripercussioni sia psicologiche che vendicative);  l’aspetto importante della nuova legge prevede che la querela sporta, non potrà essere più rimessa qualora la vittima abbia subito gravi minacce. Altro aspetto innovativo della nuova normativa dispone l’allontanamento immediato del partner violento dal nucleo familiare così come dai luoghi frequentati dalla vittima, allontanamento che potrà essere disposto dal Pubblico Ministero”. “Infine” conclude la Porrone, “alle donne in particolari difficoltà economiche è concesso il cosiddetto gratuito patrocinio: alle vittime, dopo un’analisi della situazione del proprio reddito, sarà concesso di scegliere, per la propria difesa, un  legale di fiducia che verrà retribuito dallo Stato.”
Lei ha detto che questo è solo un punto di partenza. Da questo primo studio, quali potrebbero essere le lacune di questa legge?
“A primo impatto sono due gli aspetti che reputo negativi. In primo luogo i fondi stanziati, che dovrebbero aggirarsi intorno ai 10 milioni di euro, non basterebbero per il piano anti-violenza, in quanto sembrano essere stati stanziati per aiutare i centri già esistenti sul territorio. In secondo luogo,ritengo che l’impossibilità di rimettere la querela possa essere un’arma a doppio taglio: vero è che questo aspetto elimina quell’andirivieni di querele da parte della vittima che, spaventata dalle conseguenze di una denuncia, troppo spesso ha dei ripensamenti,  tuttavia è plausibile che una donna, nella consapevolezza di non poter più rimettere la querela sporta, sia disincentivata a procedere legalmente. Ritengo che ci sia ancora molto da lavorare tuttavia, come dicevo prima, è pur un inizio.”

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