STAFFOLI - I cacciatori dell’Alto Molise e della provincia pentra affilano le armi, pronti a contestare le decisioni calate dall’alto dalla Regione in merito al prelievo del cinghiale. Si è tenuta a Staffoli, organizzata dalle associazioni venatorie di zona, una riunione tecnica tra i cinghialai dell’Alto Molise, finalizzata a fare il punto sulla situazione. «La Regione Molise non ha fatto altro che copiare, anche in malo modo, i regolamenti sul prelievo del cinghiale da altre regioni e si appresta ora ad emanare norme sempre più stringenti. - hanno spiegato i cinghialai dell’Alto Molise riuniti a Staffoli - Il tutto senza aver concertato le decisioni con le associazioni venatorie e le altre categorie interessate alla questione». Insomma, la bozza di regolamento stilata dalla Regione non piace affatto ai cacciatori, che lamentano soprattutto un deficit per quanto riguarda la democrazia partecipativa. «Noi cacciatori, per primi, vogliamo un regolamento per il prelievo del cinghiale, - ha aggiunto l’avvocato Tagliamonte, appassionato dell’arte venatoria - ma chiediamo alla Regione di poter dare il nostro apporto, anche in termini di competenze, in fase di scrittura. Sediamoci attorno ad un tavolo, cinghialai, Regione, Coldiretti e altre associazioni di categoria interessate, e scriviamo insieme un regolamento efficace e condiviso da tutti». Tra le clausole contestate, ad esempio, l’obbligo di iniziare la battuta solo nella tarda mattinata, i tre giorni fissi di mercoledì, sabato e domenica, oppure il numero minimo di cacciatori per squadra fissato ad otto. «Nei piccoli centri montani ci sono pochissimi cacciatori, - hanno aggiunto ieri nel corso del convegno - con questo limite delle otto unità praticamente si toglie a molti la possibilità di praticare la caccia al cinghiale. Un provvedimento che suscita dubbi circa la sua legittimità ». Il vero problema, ha aggiunto l’avvocato Tagliamonte, è che «la Regione continua a considerare la presenza del cinghiale come un problema, magari da eradicare, invece che come una risorsa. Si pensi, ad esempio, a come la caccia al cinghiale potrebbe avere effetti positivi sull’enogastromia di zona, coinvolgendo i ristoranti. Tutte queste questioni devono essere affrontate in maniera condivisa, senza imposizioni calate dall’alto».