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Regionali: Sel dentro la Coalizione dei riformisti e dei moderati

Il coordinatore provinciale Cianci svela la linea politica del partito in vista delle elezioni in Abruzzo

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Abbiamo incontrato Alessandro Cianci, il coordinatore provinciale di Chieti di Sinistra Ecologia e Libertà (SEL), il partito di Nichi Vendola, chiedendo un suo parere sulla situazione politica abruzzese e sulle imminenti elezioni regionali. Ne è venuta fuori una discussione interessante con qualche spunto davvero inedito e che nei prossimi giorni potrà fare discutere parecchio… 

Allora Alessandro, partiamo dal documento licenziato qualche giorno fa dall’Assemblea regionale di SEL inerente le elezioni regionali abruzzesi che si terranno a maggio di quest’anno. Quali sono i punti principali della proposta politica del vostro partito?
Innanzitutto occorre dire che quel documento nasce dal malessere di SEL per una coalizione non definita nei contorni politici e programmatici. I punti sono diversi e molto importanti. Prima di tutto la questione morale di berlingueriana memoria. I recenti scandali sono lì a ricordarcelo…Devo dire che il Partito democratico si è dimostrato aperto verso questa tematica e ha accettato la nostra proposta di aderire al codice etico denominato “Carta di Pisa”, la quale fissa dei criteri rigorosi e estremamente precisi nella scelta delle candidature alle elezioni e nella nomina dei dirigenti negli enti pubblici strumentali. Questi sono: legalità, trasparenza e competenza. Altri punti qualificanti sono la ricostruzione de L’Aquila, il lavoro inteso come rilancio dell’occupazione e del tema dei diritti, lo sviluppo economico abbinato alla tutela ambientale.

Che cosa puoi dirci della situazione politica abruzzese e del dibattito interno al centro-sinistra in vista delle elezioni regionali?
Guarda, proprio ieri sera (giovedì 6 febbraio) nella Direzione regionale di SEL abbiamo deciso di partecipare attivamente alla coalizione di centro-sinistra che dovrebbe chiamarsi “Coalizione dei riformisti e dei moderati” (e qui Cianci fa una smorfia a metà tra dolore e imbarazzo…). Al di là del nome, tuttavia, il programma dovrà essere progressista e riformista.

Perché un nome così atipico per un fronte di centro-sinistra?
Te lo dico francamente: al suo interno potranno trovare spazio degli elementi di FLI (Futuro e Libertà per l’Italia, il partito fondato da Fini dopo la rottura con Berlusconi). Ma le condizioni sono chiare: a) il loro coinvolgimento potrà esserci all’interno del perimetro del programma progressista; b) non potranno essere soggetti che hanno già avuto incarichi di governo con il centro-destra; c) non potrà esserci una lista di FLI, solo singole candidature in una massimo due liste civiche.

Per quanto riguarda le primarie nel centro-sinistra cosa ha deciso SEL?
Allora, le primarie si terranno i primissimi giorni di marzo, verosimilmente domenica 2, e le candidature dovranno essere formalizzate entro la metà di questo mese, intorno al 17. Ad oggi SEL non ha deciso la propria forma di partecipazione. La prossima settimana sarà cruciale, ma siamo alla ricerca di una eventuale figura che travalichi i confini del partito e sia espressione della società civile. Le sue caratteristiche dovranno essere comunque la forte innovazione e la propensione alle ragioni del progressismo.

Per chiudere: che cosa ha in mente il tuo partito per le zone interne in generale e dell’Alto vastese in particolare?
Siamo di fronte a una zona, quella dell’Alto vastese letteralmente “abbandonata da Dio”, ma soprattutto dal centro-destra, a tutti i livelli, regionale e provinciale. Invece è un’area che rappresenta una risorsa culturale, enogastronomica e con potenzialità turistiche non ancora espresse. Bisognerebbe puntare su tre ambiti: a) sistema turistico integrato che sappia far emergere le peculiarità di ogni borgo e mettendo tutto questo in rete con il futuro Parco della costa teatina. Lo sviluppo del comprensorio dovrà seguire la direttrice del fiume Trigno fino a fondersi con la costa adriatica; b) l’artigianato, che in parte resiste ma ha bisogno di essere rifinanziato per poterlo rilanciare; c) l’agricoltura biologica e di qualità, potenziale risorsa contro lo spopolamento e purtroppo sempre più accantonata per fattori specifici ma anche perché non adeguatamente supportata. Tutto ciò potrebbe rappresentare un argine vero allo spopolamento e all’impoverimento dell’area.

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