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I veleni del Molise a Poggio Sannita: Basta omertà

Il giornalista paolo De Chiara invita all'impegno sociale e alla denuncia pubblica

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POGGIO SANNITA - Si è rivelata un successo di formula la collaborazione tra comitato civico ‘per Caccavone’ e la sezione isernina del Psi Molise. La sala consiliare del comune di Poggio Sannita, sabato sera, era gremita e una folla curiosa ha ascoltato in religioso silenzio le dure parole dell’autore Paolo De Chiara che, proprio nel paesino dell’alto Molise, ha presentato il suo volume ‘I veleni del Molise’.

Prima tra tutti, ad intervenire dopo il saluto del vicepresidente del comitato Giulio Ricci,  è stata Letizia Giancola, coordinatrice del Molise per l’associazione ‘I cittadini contro le Mafie e la corruzione’. La Giancola ha invitato i cittadini a farsi carico attivamente dei problemi della comunità spingendoli a diventare attivi. “De Chiara ha lavorato ad un’inchiesta che si è rivelata spietata. Il suo è stato un atto di coraggio ed è giunto il momento che anche i cittadini comincino ad avere coraggio. Dobbiamo indignarci ed arrabbiarci, è chiaro, ma tocca anche iniziare a delegare di meno. Non possono essere sempre gli altri a farsi carico dei problemi. Non si può aspettare che le istituzioni intervengano. È nostro compito denunciare e parlare!”
Continua a parlare di consapevolezza, Michele Falco, editore del volume ormai giunto alla seconda edizione: “Si tratta di una guerra per la quale bisogna scendere in campo armati. E quali sono le nostre munizioni? La cultura, la consapevolezza. Affrontare un problema del genere con coscienza, vuol dire rispondere con le armi, rispondere agli attacchi.”
Infine, a chiudere la carrellata di interventi, è stato proprio il giornalista Paolo De Chiara, che dopo l’invito a tornare a far politica di Pasqualino De Mattia, ha raccontato: “In questa regione ci hanno inculcato il pensiero di vivere in un’isola felice. Niente di più errato! Per anni si è fatto finta di niente mentre tutti sapevano. A Venafro,” continua l’autore “gli operai della Fonderghisa, avevano più volte detto di aver bruciato negli altiforni carri armati provenienti dall’ex Jugoslavia (dunque radioattivi, ndr). Le istituzioni sapevano, la politica ne era a conoscenza e perfino alle orecchie dei cittadini erano giunte certe voci. Tutti sapevano ma nessuno faceva niente e nessuno ha fatto niente. Tutti possiamo fare qualcosa” conclude De Chiara “Dobbiamo cominciare con il rispettare le leggi. Mai più delegare al prossimo. Assumerci la responsabilità di rendere note le illegalità.”
Cambiano le voci e le parole ma il messaggio resta lo stesso: la denuncia è l’unico scudo contro l’omertà.

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