AGNONE - Arrivano dall’Abruzzo e precisamente da Castiglione Messer Marino (Chieti) le prime adesioni alla fiaccolata che si snoderà domani sera lungo le principali strade di Agnone. A dire sì all’evento, voluto dalla diocesi di Trivento, il gruppo di opposizione “Uniti per Castiglione”, che inoltre invita anche il primo cittadino del centro dell’alto Vastese a prendere parte all’evento.
“Abbiamo chiesto al Sindaco di aderire ufficialmente come Comune di Castiglione perché al di la’ delle adesioni personali pensiamo sia importante far sentire la voce di tutta la comunità Castiglionese – spiegano in un documento Enzo Fangio, Giovanni D’Ercole e Emilio Di Lizia -. Alla luce delle ultime decisioni la fiaccolata rappresenta l’ultimo grido che tutti i cittadini abruzzesi e molisani potranno lanciare per scongiurare il definitivo ridimensionamento dell’ospedale agnonese con conseguenti forti ripercussioni anche sui paesi limitrofi – proseguono i tre esponenti di Uniti per Castiglione - Il nostro auspicio è che anche i Sindaci dell’alto Vastese aderiscano compatti alla marcia di protesta”.
Infine la stoccata indirizzata a tutti quei sindaci che non hanno mantenuto la parola di dimettersi nel caso in cui l’ospedale altomolisano sarebbe stato toccato dai tagli, circostanza che già si sta verificando.
“I primi cittadini avevano già manifestato l’intenzione di dimettersi in massa – commentano i tre - firmando un documento unitario, in caso di chiusura dell’ ospedale. Capiamo che è abitudine fare promesse che non si possono mantenere ma almeno si continui a lottare fino alla fine per sconfiggere anche la rassegnazione che ormai ha preso il sopravvento su molti cittadini”.
Non solo sanità al centro della manifestazione. Infatti il documento sottoscritto da 45 sacerdoti più il vescovo di Trivento, Domenico Angelo Scotti parla anche di un sistema scolastico e dei trasporti sempre più fragile, precario ed inconsistente per tutto il territorio.
“Un fatto – spiega Scotti – che rischia di accelerare in maniera irreversibile la morte dell’intera area”.
Chiamata in causa la classe politica regionale, colpevole a detta di Scotti di “discriminare gli abitanti di quest’area rispetto a zone più forti economicamente e demograficamente”.
“È chiaro che in tal modo la convivenza sociale del territorio della Diocesi, che gravita su due regioni (Abruzzo e Molise) e tre province (Campobasso, Isernia e Chieti) – conclude Scotti - viene messa sempre più in pericolo nei nostri comuni montani interni, i quali, privati di scuole, di presidi sanitari ed anche di trasporti efficienti, rischiano di essere abbandonati”