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"BLOCCHIAMO LA NDOCCIATA"

La provocazione del gruppo 'Il Cittadino c'è...' contro i tagli all'ospedale Caracciolo. Il rito del fuoco atteso l'8 dicembre

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AGNONE - La notizia doveva essere tenuta segreta almeno fino a quando non sarebbe stato pianificato il tutto. Probabilmente la rabbia, la presa per i fondelli, le mancate promesse sul futuro dell’ospedale San Francesco Caracciolo hanno spinto i possibili promotori ad uscire allo scoperto. “Blocchiamo la Ndocciata”, è quanto proposto dal leader del ‘Il Cittadino c’è...’, Nunzia Zarlenga intervenuta ad un incontro con i ragazzi dell’Isiss (venerdì scorso) nell’aula magna dell’Itis ‘Leonaida Marinelli’. Una sorta di “operazione verità” promossa dagli studenti che hanno invitato i primari della struttura sanitaria per farsi raccontare dalle loro bocche il perché di chiusure e tagli. Dopo la parola ai camici bianchi, che oltre a raccontare i retroscena della vicenda, hanno respinto al mittente le accuse di voler far chiudere l’ospedale, è toccato a Nunzia Zarlenga. La rappresentante del Comitato, furiosa come non mai per quanto si sta verificando in ambito sanitario, ha annunciato di voler intraprendere azioni eclatanti e ha chiesto la collaborazione dei gruppi di minoranza al Comune di Agnone. “E’ ora di dire basta di alzare la voce e far vedere a tutti cosa siamo in grado di fare – ha detto Nunzia Zarlenga rivolgendosi ai ragazzi -. Il futuro di questa terra è vostro ma non fatevelo, come purtroppo sta accadendo, scippare. Reagite con forza e determinazione, quella mancata ai nostri lungimiranti politici che al contrario pensano a banchettare e a dedicarsi a feste paesane”. A dirla tutta l’iniziativa di un’azione eclatante durante il rito del fuoco più antico in Europa (si svolgerà ad Agnone l’8 di dicembre) era stata concepita negli ambienti vicini al centrosinistra. Trattasi di una provocazione? Difficile poterlo dire con esattezza resta il fatto che l’idea è stata lanciata. D’altronde bloccare un evento che abitualmente richiama migliaia di turisti e media provenienti da tutto il mondo, potrebbe in qualche maniera creare reazioni a catena. Sarebbe questo l’obiettivo dei promotori che non vogliono arrendersi davanti uno stato di fatto ormai conclamato, ovvero la morte dell’ospedale cittadino realizzato anche con i proventi degli emigranti in Sudamerica.
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