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La tragedia di Bruxelles vissuta da vicino da un agnonese

Umberto Di Pasquo ci racconta

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Umberto Di Pasquo di Agnone, sposato, padre di una bambina di nome Rose. vive e lavora da dieci anni a Bruxelles.Il quartiere dove vive a Bruxelles e' a meno di un km da Maelbeek,il luogo  dove sono avvenute le terribili esplosioni. Incertezza, paura, di fronte ad eventi incontrollabili. Ecco il suo racconto:

 

Siamo tutti sotto shock. Non cè  paura, ma tanta insicurezza. Insicurezza dovuta a eventi incontrollabili.Il controllo è solo nelle mani e nelle armi di pochi feroci squilibrati, disadattati con animo criminale. Questa mattina, come al solito, io e Camilla siamo stati svegliati da Rose che ci regala forza e ci ricorda di quanto è bella la vita.  Dopo pochi minuti riceviamo la notizia degli attentati all'aeroporto.Subito telefoniamo a tutti gli amici e colleghi che sappiamo essere in partenza, per lavoro e per vacanza.

Tutti salvi! E' comunque un colpo forte. L'aeroporto per noi è casa. Conosco quei posti come le piazze di Agnone. Quasi per un terzo dei miei giorni cammino per quegli androni rincorrendo aerei che rischio puntualmente di perdere, o taxi che mi riportano a casa in tarda sera. Mi vengono in mente i visi delle persone che lavorano nei bar, negli snack e nel duty free shop. E' li che ogni volta compro la birra da riportare ad Agnone per il mio amico delle medie, Luigi. Penso ai volti di quelle persone che ogni volta mi preparano un caffe annacquato con il quale proprio non voglio integrarmi. E’ l’unico scontro culturale che conosco qui a Bruxelles. Con loro, i baristi sono invece perfettamente integrato. Non li conosco, ma oggi sono vicino a loro e spero di poterli rivedere presto, magari per mandarli ancora una volta al diavolo per la loro scortesia.

Nel frattempo ricevo telefonate allarmate  dall'Italia. Tutti i parenti e amici ci chiamano. In modo freddo mi sforzo che la vita continua: la bimba che deve andare alla creche, gli incontri a lavoro, al capo a cui  devo relazionare, gli imprevisti tipo cambiare la bimba all’ultimo minuto. Siamo ufficialmente in ritardo. Brigitte, la mia collega tedesca, mi manda un messaggio. “Non prendete la metro. E’ un caos, ci stanno evacuando. c’è gente insanguinata”. All’istante riceviamo, messaggi ufficiali dalle istituzioni e ambasciate che ci consigliano di rimanere a casa, o in ufficio.

 Bam! Arriva la notizia della bomba nella metro di Maelbeek….Su quel marciapiede, mostrato dalle tv di tutto il mondo, passo ogni mattina alle 9:15, in bici, per andare a lavoro. A duecentocinquanta metri c’e’ l’ufficio di mia moglie. Tutti i miei amici usano quella metro per andare a lavoro. Che dire? che pensare? Nulla, viene solo la pelle d’oca e vuoto. Quel vuoto che si riempie solamente, mano a mano che riceviamo notizie dai nostri amici. Sono salvi. Tutti gli agnonesi che conosco e vivono a Bruxelles stanno bene. Anche quelli arrivati da una settimana, che forse vivono con ancora più angoscia il loro arrivo. Contatto l’ospedale per sapere se c’è bisogno di sangue A+. Come sempre c’è bisogno di A- e 0-.

Il citofono suona. Apro la porta. La mia vicina viene a controllare che tutti stanno bene. Come ogni giorno, mi da un bacio, come si usa qui in Belgio, sulla guancia destra e mi dice “As-salamu alaykum”, che significa in arabo “ La pace sia con te”. Io le rispondo “Pace e bene”. Il mio vicino siciliano, ma belga di seconda generazione e la moglie spagnola nata in Francia, mi fanno cenno con la testa, dalla distanza. Tutti e quattro sorridiamo rassicurati e sconfortati. Bruxelles ma belle….città di immigrazione. Qui ci sono gli italiani di Marcinelle, i portoghesi, i turchi, i marocchini, i brasiliani, i francesi, i cittadini di 28 stati dell’Unione europea che insieme contribuiscono a rafforzare un modello di società basato sul mutuo riconoscimento delle diversità’ culturali, del rispetto, della comunione d’intenti e sopratutto della pace. Questa Bruxelles non si può arrendere di fronte a 100 disadattati e qualche speculatore e sciacallo politico. Rientro a casa, Rose ride, ha capito solo che oggi non si va al nido e che passerà tutta la sua giornata con mamma e papa’. Dopo qualche ora, mentre lavoriamo in remoto da casa, con in sottofondo le news, con i twitter e le notifiche a raffica da Facebook che arrivano da tutto il mondo, Rose si alza. Si mantiene in piedi per qualche istante, e muove il suo primo passo.

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