AGNONE – Ha rivolto un accorato appello ai giovani, l’imprenditore agnonese Lorenzo Di Pasquo che, durante un’intervista per il blog del suo sito aziendale, ha parlato di imprenditoria e progettazione.
Di Pasquo, titolare dell’omonimo caseificio, infatti, dopo aver ripercorso brevemente il suo rientro in paese, si è concentrato sui più giovani spiegando loro l’importanza delle esperienze all’estero (viste come veicolo di arricchimento culturale) per poi sfatare una delle leggende metropolitane tipiche degli ultimi anni: «Vorrei che si capisse che aprire una partita IVA non è pericoloso: esistono delle tutele» ha affermato il proprietario dell’azienda casearia invitando i giovani all’autonomia. «Ideate qualcosa e lavorate per rendere vero questo qualcosa. Le difficoltà ci sono ma non sono invincibili. Dedizione e spirito di sacrificio: sono queste le parole chiave». Poi, rivolgendosi ai genitori: «Lasciateli rischiare e soprattutto non lasciategli credere che il futuro sia buio» ha dichiarato Di Pasquo che sogna un paese più dinamico proprio grazie alle capacità dei più giovani: «Vorrei solo che Agnone fosse un po’ più dinamico e che non fosse pieno di questo lassismo che ci paralizza. Se manca qualcosa, piangersi addosso è inutile. Piuttosto: adoperiamoci per ottenerlo e lottiamo».
Lorenzo Di Pasquo nasce ad Agnone. Suo padre, Francesco, di ritorno dal Belgio, dove aveva lavorato in una miniera per dieci anni, decise di aprire una latteria che, tra i servizi, offriva la consegna domiciliare.
Pochi anni dopo, la latteria diventò un laboratorio artigianale e Lorenzo si appassionò alla produzione di formaggi tant’è che dal piccolo paese molisano emigrò a Castelfranco Emilia, in Emilia Romagna, per studiare presso l’Istituto Professionale per l’Agricoltura “Lazzaro Spallanzani” dove, infatti, ottenne la qualifica di “Esperto casaro”.
Nel 1978, Lorenzo assunse la direzione del Caseificio di famiglia spostando la produzione e cominciando ad implementare le tecniche che lo portarono gradualmente ad un aumento delle richieste al punto tale da creare uno stabilimento produttivo nella Zona P.I.P. di Agnone, inaugurata nel 2008.
Oggi, Lorenzo è capo di una S.R.L. che conta trenta addetti e che offre prodotti di qualità presenti anche in alcune insegne della grande distribuzione organizzata.
Di seguito riportiamo l'intervista che non vuol essere altro che un appello ai giovani che si trovano ad affrontare un futuro quanto mai incerto
Lorenzo Di Pasquo ai giovani: «Progettate e lavorate duro. Qualcosa arriverà»
Fin da quando siamo piccoli, i nostri genitori ci dicono: «Non guardare quello che fanno gli altri e pensa con la tua testa» tuttavia sono gli stessi che ci ammoniscono con frasi come: «sei sicuro? Valuta bene, mi raccomando»!
Semplici insegnamenti che possono guidarci ma che, a volte, non vanno d’accordo. Tocca fare delle scelte che, spesso, ci invitano a rischiare, mettendo in discussione tutto.
Questa è un po’ la storia di Lorenzo Di Pasquo che, dopo averci parlato di suo padre, ha regalato alla rete qualche lezione di vita utile ai giovani, che si affacciano alla vita, e ai genitori, che devono lasciarli andare.
Lorenzo, dopo un’esperienza in Emilia Romagna sei tornato ad Agnone. Come tuo padre, hai preferito il tuo paese natio quando tutti fuggivano, alla ricerca di qualcosa di migliore. Ti chiedi mai: e se…?
Onestamente no. Non lo faccio perché qui sono riuscito ad ottenere ciò a cui ambivo, perché ad Agnone ho realizzato i miei progetti. Tuttavia, devo ammettere che mi piacerebbe che Agnone fosse un tantino diversa.
Diversa?
Si. Mi piacerebbe che una cittadina come la nostra fosse più dinamica e che ci fosse più vita. Invece, siamo circondati dal lassismo. Vedo i giovani che vivono in stand-by che aspettano non si sa che cosa… Vedo tantissime persone piangersi addosso mentre credo che le possibilità vadano cercate».
Ecco, questa tua precisazione ci porta alla domanda successiva. Tu hai cominciato da giovane infatti a soli 23 anni hai preso le redini del caseificio di tuo padre. Oggi cosa diresti ad un ragazzo o ad una ragazza?
Cosa direi ad un giovane... - riflette Lorenzo per qualche attimo - Bé gli direi innanzitutto di uscire da Agnone e fare esperienza, all'estero o in Italia. Purtroppo - spiega l’intervistato - anche se siamo nel 2015 vedo che molti giovani vivono questo territorio ancora con dei forti limiti. Perciò gli direi di partire, fare esperienza e crescere culturalmente. Dopodiché, li inviterei a tornare qui e fare tesoro di ciò che hanno imparato.
È possibile essere imprenditori qui, in alto Molise?
Ti rispondo facendo un esempio pratico: molto spesso prendiamo le nostre macchine per andare in paesi non tanto diversi dal nostro per fare acquisti in alcuni negozi che vendono grandi marche. Ora dico: se noi ci spostiamo con questo intento perché non potrebbero farlo gli altri? Il segreto è guardarsi intorno e reinterpretare quello che già c’è adattandolo alle nuove esigenze di mercato. Molti ragazzi hanno in casa attività già avviate. Bene, proseguite e ampliate. L’importante è creare curiosità» dichiara Lorenzo che alla fine racconta: «Vedi? Io a dicembre ho aperto la cantina al pubblico e la gente è venuta. Incuriosisci e la gente arriva.
Ma non è rischioso mettersi in affare ora?
Io creo che le chiavi per il successo siano tre: avere un’idea, crederci e lavorare duro per ottenere quello che si vuole. Dunque: dire che oggigiorno non ci sia una crisi economica o affermare che mettersi in affari sia facile vorrebbe dire mentire. Ma, perché lasciarsi spaventare? Io, ad un giovane, direi: non abbiate paura. Certo, fate delle scelte ponderate ma osate. Aprire una partita IVA non è pericoloso poiché ci sono delle normative o delle procedure che possono tutelarvi. Il problema è: chi possiede nozioni di questo tipo?
Visto che tocchi l’argomento ti domando: che ruolo ha la scuola nella formazione dei futuri imprenditori?
Chiaramente è fondamentale. La storia, la letteratura, la filosofia: tutto è importante. Però non si dovrebbero dimenticare nozioni più pratiche come il concetto di trust, per esempio. Avere qualche rudimento di economia, di diritto e di attualità non farebbe male ai ragazzi d’oggi.
In questo quadro, però, abbiamo dimenticato la famiglia. Che diresti alle mamme ed ai papà che mettono in guardia i figli?
Io consiglierei loro: lasciateli fare. Il rischio è parte del gioco tuttavia aiutateli a fare in modo che l’investimento non sia un azzardo. Responsabilizzateli e insegnate loro il sacrificio ma, soprattutto, non lasciategli credere che il futuro sia buio. C’è già troppo immobilismo. Se continuassimo così, non so dove si andrebbe a finire.