Un predestinato in casacca granata. Basterebbe soffermarsi sullo
scatto d’annata ’87-’88 (campionato di Promozione campana) che lo
immortala tra “cavallo pazzo” Dino Giammattei e il capitano Marcello
Antenucci per capire che Antonio Orlando sarebbe diventato una
bandiera del glorioso club di viale Castelnuovo che si appresta a
festeggiare i 45 anni di vita. Agnonese doc, nato 33 anni fa nel rione
Cappuccini, dopo esperienze significative vissute a Bergamo, Lecco,
L’Aquila, Casale, Voghera, Vasto, Tivoli e Imperia, da sette anni
ininterrotti Orlando indossa quella maglietta ormai divenuta la sua
seconda pelle. Passato alla storia per aver regalato la serie D con il
gol promozione siglato nei minuti finali a Trivento (29 aprile 2007,
ndr), Orlando vanta un altro personale record. In quattro stagioni di
quarta serie con l’Olympia ha infatti totalizzato 111 presenze e 13
marcature da centrocampista avanzato. “Un capitano c’è solo un
capitano”, cantano la domenica i tifosi del grifo che lo hanno eletto
ad icona della causa granata. Di lui è stato detto e scritto
praticamente tutto. Dai fasti dell’Atalanta quando lo si iniziò a
conoscere con il vezzeggiativo di Toquinho, perché con il pallone
faceva quello che riusciva al cantante originario di Toro con la
chitarra, all’impresa nelle vesti di muratore e giocatore nel
campionato 2006-2007. A meno di eclatanti sorprese dell’ultima ora,
Orlando brinderà all’ottavo anno con i colori della squadra della sua
città. Altomolise.net lo ha incontrato.
Orlando, superata la crisi del settimo anno?
“Parlare dell’Agnonese per me è come parlare della mia vita.
Sinceramente non nutro ambizioni personali ma non posso nascondere che
vorrei giocare il più a lungo possibile e fare bene con questi
colori”.
In tutti questi anni in granata ne hai viste e sentite tante.
L’episodio più bello e quello che ricordi meno volentieri.
“La storica promozione ai danni del Trivento e le nove sconfitte
consecutive rimediate nella stagione appena finita”.
Per il quinto anno consecutivo in serie D la società è intenzionata a
riconfermarti. Negli annali dell’Agnonese mai nessuno aveva osato
tanto. Quando dagli spalti si alza il coro: un capitano c’è solo un
capitano, cosa provi?
“Soddisfazione ed orgoglio. Al contempo non ci si mai abitua a tante
manifestazioni di affetto. Tutto questo mi da la forza e mi serve da
stimolo per andare avanti e cercare di fare sempre meglio”.
Stai seguendo le vicende societarie? Come andranno a finire?
“La società dell’Agnonese è composta da gente seria e competente che
vuole continuare a fare calcio. Al momento, come d’altronde ogni
anno, si sta facendo il punto della situazione dopodiché sono convinto
che si ripartirà in grande stile”.
Il compagno di squadra che ricordi con particolare affetto.
“Ho avuto la fortuna di giocare con tanti bravi ragazzi e
professionisti seri. Se devo fare un nome su tutti dico Ciccio
Lanciotti al quale mi ha sempre unito un rapporto extracalcistico”.
E il mister?
“Da Marinelli ad Agovino, passando per Sarracino e Cerone, tutti mi
hanno aiutato a crescere. Credetemi, fare un solo nome sarebbe troppo
riduttivo nonché da ipocrita”.
Hai mai provato a chiederti cosa farai una volta appese le scarpe al chiodo?
“Ci penso spesso ma non so darmi una risposta. Fino a quando il fisico
me lo consentirà voglio continuare a giocare e magari continuare a
regalare emozioni”.
Vendere una partita. Te lo hanno mai proposto?
“Mai. Anche perché sarebbero cascati male”.
Calcioscommesse, cosa pensi di quello che avviene in Italia.
“Non è certamente una bella pubblicità per il calcio dove
probabilmente oggi girano troppi denari. A dire il vero non mi
scandalizzo più di tanto perché purtroppo queste vicende sono sempre
esistite. L’augurio che posso fare è che si torni ai veri valori dello
sport”.
Un giocatore che consiglieresti al diesse Sabelli in questa campagna acquisti?
“Il direttore è una persona competente che nel corso degli anni ha
mostrato padronanza della materia sconfiggendo anche lo scetticismo di
taluni. So che già è a lavoro e credo che non abbia bisogno di
consigli particolari”.
Potendo tornare indietro c’è una cosa che non rifaresti e perché?
“Il militare svolto a Roma. Ero a Lecco in C1 e da allora è iniziata
la mia parabola calante. Per problemi di lontananza dovetti
rescindere il mio contratto e scesi in D a Casale. Buttai via un
anno”.
Un giovane del posto su cui punteresti.
“Quelli che ruotano intorno alla prima squadra hanno tutte le
caratteristiche per riuscire. Vedi i vari Pannunzio, Patriarca e Di
Lollo con quest’ultimo che ha dimostrato di essere più pronto degli
altri. Spero possano continuare su questa strada”.
La tua eredità da chi sarà raccolta?
“E’ presto per dirlo, ho ancora tanta voglia di giocare....”