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LA STORIA/ "Dall'Eccellenza molisana alla serie A, vi spiego come ho fatto"

Intervista a Nicandro Vizoco, ex attaccante di Venafro e Agnonese ora preparatore atletico del Lecce

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TARVISIO (UD). Molti lo ricordano con la casacca bianconera del Venafro, infallibile cecchino sotto porta. Altri con quella dell’Agnonese a fine carriera. Altri ancora come il ragazzo umile sempre pronto a sacrificarsi per la squadra. Qualcun altro ha perso le tracce di quell’attaccante che nel frattempo, dopo aver appeso le scarpe al chiodo, si è laureato in Scienze motorie e ha intrapreso la carriera di preparatore atletico. Ha bruciato le tappe, Nicandro Vizoco, classe ’78, venafrano doc, che in meno di cinque anni è riuscito a coronare il sogno di tutti i ragazzi che giocano a calcio. Approdare in serie A. Tutto ha origine dopo l’incontro con Eusebio Di Francesco, campione d’Italia con la Roma di Fabio Capello conosciuto grazie a Marco Giampietro (ricordate? Ha vinto un campionato d’Eccellenza con l’Isernia di Perna, prima di approdare sulla panca del Venafro, ndr). Campionato di serie C2 (si chiamava così allora), Di Francesco faceva il consulente di mercato per la Val di Sangro e Vizoco, fresco laureando, venne affiancato a Danilo Pierini collaboratore tecnico del team abruzzese. Intanto, quello che poi definirà il suo maestro, consegue il patentino di allenatore a Coverciano e subito arriva la chiamata del Lanciano in C1, dove ha bisogno dei suoi uomini di fiducia. Così pensa a Vizoco, che ha avuto modo di vedere all’opera nella piana del Sangro. Il ragazzo del Molise è ambizioso, serio e soprattutto professionale e Di Francesco decide di concedergli una chance. Scoppia l’amore. Vizoco lo segue a Pescara in C1 dove i biancoazzurri vincono il campionato ai play-off contro il Verona. Il resto è storia recente. Biennale con il Lecce e partenza per il ritiro a Tarvisio (Udine) dove lo abbiamo raggiunto. Allora Vizoco, dall’Eccellenza molisana alla serie A. Ci spiega come ha fatto? “Diciamo che mi sono trovato al posto giusto al momento giusto, ma soprattutto ho avuto la fortuna di incontrare una persona eccezionale come Eusebio Di Francesco”. Che tipo è il mister? “Per me è un fratello maggiore dotato di grandissima sensibilità e umanità, uno di quelli che ha lasciato ricordi indelebili ovunque è stato. Sotto il profilo professionale è un amante del calcio offensivo, penso sia la sintesi tra Zeman, a cui si ispira, e Capello che ha avuto alla Roma”. La più grande gioia vissuta da quando è nel calcio che conta. “Senza ombra di dubbio la promozione in serie B conquistata a Pescara davanti uno stadio stracolmo e passionale”. Invece quali le maggiori difficoltà incontrate. “Questo è un lavoro dove non devi dare niente per scontato. La preparazione fisica dei calciatori non è come la matematica. Esistono molteplici variabili e non sempre due più due fa quattro”. Esiste un giocatore con cui ha particolarmente legato? “Fare un nome sarebbe riduttivo. Dico il gruppo e lo spirito del “nostro” Pescara. Una rosa formidabile sotto tutti i punti di vista”. Un aneddoto? “La vigilia di gara uno dei play off a Verona. Mentre gli scaligeri erano reclusi in albergo dopo una settimana di allenamenti a porte chiuse, la notte prima della gara noi del Pescara assistevamo ad uno spettacolo di cabaret messo in piedi dal capitano Samuele Olivieri, un fenomeno delle imitazioni. Solo per dirvi quale era lo spirito di quel gruppo. Sapete tutti come è andata a finire. Al Bentegodi pareggiammo due a due e ipotecammo la B”. Quando vestiva i panni di attaccante segnava a raffica. Il centravanti più forte incontrato in questi anni? “A parte Di Michele (Lecce) al quale ho visto fare cose incredibili, penso a Bonazzoli della Reggina e Piovaccari del Cittadella ora alla Sampdoria”. Quanti rimpianti per aver lasciato il Molise? “Sotto il profilo strettamente lavorativo sinceramente nessuno, mentre se parliamo di affetti la mia casa resta Venafro”. Segue il calcio “nostrano”? Ha saputo del Venafro che non si è iscritto al prossimo campionato di serie D? “Sempre. E’ stata una coltellata, tuttavia credo che senza programmazione non si va da nessuna parte. E’ un vero peccato perché sono dell’avviso che Venafro e il suo hinterland possono contare su risorse umane, mi riferisco in particolare ai giovani, non inferiori a nessuno ma anche in questo caso andrebbero valorizzati con una pianificazione a lunga scadenza. Improvvisare o vivere alla giornata è inconcludente”. Il tutto accade mentre ad Agnone e Trivento continuano a fare miracoli. “In questo particolare momento credo che ad Agnone e Trivento, al contrario di Venafro, ci siano maggiori possibilità economiche. Ma il punto è principalmente un altro. Oltre alla programmazione serve l’intero coinvolgimento della città e l’entusiasmo della tifoseria, elementi che oggi stanno facendo le fortune dell’Agnonese e del Trivento”. Capitolo Campobasso. Come mai i lupi non riescono ad emergere a certi livelli? “Ci sono troppi fattori esterni che alla fine a mio avviso influenzano i risultati oltre al fatto che nel capoluogo si vive troppo di ricordi”. Gli obiettivi del Lecce. “Salvezza. E’ quello che la società ci ha chiesto nel giorno in cui abbiamo firmato il biennale”. Come vede il Pescara di Zeman? “Una bella incognita. Con Zeman non esistono mezze misure ma lavorare con i giovani può essere un’arma a doppio taglio. Sicuramente i tifosi del Pescara di divertiranno”. Un giorno tornerà a lavorare in Molise? “Mi auguro di tornarci per godermi la pensione. Il che significa di rimanere a certi livelli...” Ma il calcio è davvero malato? “In mondo dove circolano tanti soldi trovare 4-5 personaggi loschi non è poi così difficile. Quello che vi posso dire è che c’è tanta gente che crede ciecamente nel lavoro che fa e si sacrifica quotidianamente per raggiungere certi risultati”. Esiste il doping tra i professionisti? “Mai verificato personalmente. Di una cosa sono convinto, ed è quella che la tecnica non si può dopare. Un asino non diventerà mai un cavallo”. Un giorno farà l’allenatore? “E’ un ruolo completamente diverso da quello che faccio. Ho intrapreso gli studi in Scienze motorie con l’obiettivo di diventare un preparatore, ora spero di dimostrare di essere all’altezza della serie A”. In bocca al lupo....
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