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Riscaldamento del clima, studio Unimol e Giardino di Capracotta ammettono sconvolgimenti della vegetazione

Il progetto di ricerca G.L.O.R.I.A. è partito nel 2001. Oggi i risultati

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Dopo dieci lunghi anni di ricerca e monitoraggio, il progetto internazionale G.L.O.R.I.A. ha dato i suoi primi frutti. E’ di questi giorni la pubblicazione dei risultati sulla prestigiosa rivista scientifica Nature Climate Change(http://www.nature.com/nclimate/index.html). Il progetto di ricerca, partito nel 2001, si prefiggeva di dimostrare scientificamente l’esistenza del riscaldamento del clima e verificare gli effetti che provoca sulla flora e la vegetazione di alta quota. Il Dipartimento S.T.A.T. della Università degli Studi del Molise e il Giardino della Flora Appenninica di Capracotta, insieme ad altri 16 gruppi di ricercatori che lavorano in altrettante regioni montuose europee, dalla gelida Norvegia alla mediterranea isola di Creta, hanno aderito al progetto e fornito un sostanziale contributo al raggiungimento di importanti risultati ecologici su scala continentale. Sessanta le vette montuose europee monitorate per un decennio attraverso dati di temperatura e censimenti della flora. Nell’ Appennino centrale è stata posta sotto osservazione la catena della Majella e recentemente è stato inserito anche il massiccio del Matese: una stazione di rilevamento si trova nei pressi della cima del Monte Miletto. Gli scienziati hanno riscontrato, su scala europea, il fenomeno chiamato termofilizzazione. Consiste nella contrazione degli habitat alto montani che subiscono, a causa del continuo aumento della temperatura dell’atmosfera, una costante riduzione della loro estensione e uno sconvolgimento della struttura della loro vegetazione. Le piante tipiche delle quote più basse, a causa del riscaldamento del clima, riescono a spingersi e a crescere a quote più elevate entrando in competizione diretta con la vegetazione delle vette. Questo sconvolgimento degli equilibri naturali potrebbe determinare la scomparsa di alcune specie di alta quota che, osteggiate dalle nuove arrivate e dalle mutate condizioni ambientali, potrebbero estinguersi in tempi brevi. I risultati si dimostrano attendibili. Sono state poste sotto osservazione 764 specie di piante e utilizzati i dati di oltre 130 termometri digitali. In 42 vette montuose, delle 60 considerate, il fenomeno della termofilizzazione è evidente. I dati termici hanno dimostrato un aumento della temperatura minima, nell’arco di dieci anni, di 0,76°C ed una conseguente variazione della struttura e della composizione della vegetazione d’alta quota. Uno studio di così ampio respiro ha richiesto, negli anni, un costante contributo finanziario, anche se di modesta entità, ed un attento e scrupoloso lavoro degli scienziati nel condurre ricerche che hanno assicurato la fiducia e il sostegno delle istituzioni. Si auspica che questo grande progetto di monitoraggio ecologico a lungo termine possa continuare a godere dei finanziamenti indispensabili per fornire ulteriori risultati sulle trasformazioni e sulle dinamiche ecologiche in atto sulle montagne d’Italia e d’Europa. Rimane da verificare se il fenomeno, che non si può che definire epocale, procederà e in che misura.
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