ISERNIA. C’è una grande e fondata preoccupazione nell’area Matesina a causa del paventato insediamento di due centrali a biomasse. Sembra che le autorizzazioni siano in fase avanzata, ma non mancano dubbi sulla correttezza delle stesse procedure di autorizzazione anche perché alcune istituzioni non sarebbero state sentite nella fase preparatoria.
Ma, insieme con i dubbi procedurali, ce ne sono ben altri che sollevano più di un interrogativo, dice Candido Paglione, coordinatore regionale SEL Molise: «Quale tipo di centrale e di quale potenza stiamo parlando? Quale tipo di biomassa sarà utilizzato per il funzionamento delle centrali? Come avverrebbe l’approvvigionamento delle biomasse e dove queste vengono prodotte? (in particolare, a quale distanza dall’impianto di combustione; la distanza, infatti, non è ininfluente sulla correttezza del successivo funzionamento degli impianti. Gli impianti, per queste ragioni, dovrebbero essere di piccola taglia e attingere il materiale per la combustione a non più di 70 Km di distanza, proprio per evitare che le centrali a biomasse non nascano per la specifica esigenza di smaltimento di sottoprodotti nel luogo dove esistono le aziende agricole, ma per smaltire anche altra “roba” che viene prodotta in posti lontani e magari sfuggendo ai controlli). Per essere onesti, una centrale a biomasse non è di per sé una cosa negativa, ma nel Molise si pone la questione dei controlli sulla correttezza delle varie fasi nell’esercizio di un impianto a biomasse. Chi effettua i controlli? L’ARPA è la prima a essere investita, ma è in grado di farlo, con i laboratori e con il personale di cui dispone? Noi avanziamo dei dubbi, perché, ad esempio, il controllo sull’emissione di alcune polveri fini ed ultrafini come il PM 2,5 (previsto dalla legge), estremamente pericolose, secondo i dati forniti dalla comunità scientifica internazionale, non viene garantito dall’attività di monitoraggio effettuata dalla Regione per il tramite dei laboratori dell’ARPA. C’è poi dell’altro, aggiunge Paglione. L’area interessata, il Matese, è sede da anni di importanti aziende agroalimentari, come la Solagrital e tutta una serie di imprese del comparto lattiero caseario ( la famosa mozzarella di Boiano!), resta invece sullo sfondo ma sempre attuale l’idea di realizzare in quel territorio il Parco del Matese, proprio per l’alta valenza ambientale dei luoghi. Insomma, è un’area che ha un’altra vocazione, anche se tutto resta allo stato embrionale perche in questa Regione manca un’idea sullo sviluppo e sul futuro della regione stessa. Manca, in sostanza, lo strumento fondamentale per la programmazione, cioè un Piano Regionale di Sviluppo che stabilisca, anche in maniera coraggiosa, cosa fare e dove farlo. Non si approvano i Piani di settore, come il Piano Energetico regionale, senza avere prima un’idea chiara di quale sviluppo vogliamo nei diversi territori del Molise!».
Per queste ragioni SEL Molise, in linea con le iniziative intraprese dal circolo di Boiano e dalle popolazioni matesine e senza voler fare allarmismo, esprime la propria contrarietà all’installazione di impianti a biomasse e chiede formalmente alla Regione Molise una sorta di moratoria, fermando tutte le iniziative in itinere.