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C'era una volta il Carnevale...a Agnone

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Manca poco più di un mese al Carnevale. Una festa molto sentita negli passati in Alto Molise e Alto Vastese. Si comincia dai dolci tipici, ad Agnone il dolce tipico sono le zeppole con o senza crema, vengono preparate anche nelle sette domeniche della quaresima e il giorno di San Giuseppe.

 Molti anni fa l'ultimo giorno di Carnevale che quest'anno 2019 cade il 5 marzo, la festa iniziava la mattina. I bambini mascherari giravano per il paese, i giovani contadini si riunivano nelle cantine a bere. Ma il pomeriggio era la grande festa, balli canti, maschere grottesche come racconta  Lucia Amicarelli, Molisana di Agnone (IS), fu Prof.ssa Di Lettere nel suo libro  “Tradizioni popolari di Agnone” :

   "La festa di carnevale con il  il carro che portava in trionfo carnevale, un enorme fantoccio pieno di segatura, con un pancione smisurato, circondato da riproduzioni in cartone di prosciutti, salsicce, caciocavalli, polli. Il carro, montato da maschere, in mezzo alle quali troneggiava in posa grottesca il pupazzo coronato da re, era seguito da altre maschere, recanti gli strumenti musicali, e da una schiera urlante di monelli. Tra canti, suoni, risa e schiamazzi, attraversava tutte le vie del paese, e su di esso, dalle finestre e dai balconi gremiti di gente, piovevano coriandoli e stelle filanti. Di tanto in tanto c’era una sosta sotto qualche balcone a cui erano affacciate giovanette e per esse le maschere intonavano qualche canzone burlesca. A sera si giungeva alla fonte, una specie di piazza all’estremità del corso chiamata così perché ivi fu istallata la prima fontana pubblica. Qui il corteo si fermava e tutti si disponevano intorno al carro su cui le maschere che lo montavano iniziavano il processo a Carnevale, che infine veniva condannato a morte.  Prima dell’esecuzione, Carnevale faceva testamento, e poiché  a Carnevale ogni scherzo vale, si facevano dire al fantoccio le cose più impensate e più offensive sul conto di chiunque. Particolarmente bersagliati erano i mariti traditi, le persone poco oneste negli affari, i professionisti scarsamente abili nell’esercizio del proprio lavoro, le persone notoriamente conosciute per ghiotte e dedite al bere, ecc. Di solito una maschera, posta alle spalle di Carnevale, talvolta anche di fronte, facendo un gesto significativo, le corna, il gesto del rubare, ecc., domandava: «A chi lasci questo?» Un’altra maschera, al fianco del Carnevale rispondeva con un nome, cosa che faceva volgere tutti gli sguardi sulla persona nominata, se presente e che sempre suscitava commenti e ilarità. Generalmente, chi veniva preso di mira, se non voleva essere tacciato di poco spirito, faceva buon viso a cattivo gioco e, sia pure contro voglia, atteggiava la bocca ad un sorriso agrodolce, salvo poi a vendicarsi della beffa in altra sede e in altra epoca." 

Belle tradizioni che nel corso degli anni sono venute a mancare, oramai si mascherano solo i bambini e del passato e' rimasto poco. Le tradizioni sono state coltivate fino agli anni "90 . In quegli anni grandi carri venivano  allestiti, Artigiani e contadini tra i quali Clemente Zarlenga Felice Mastrostefano si attivavano mesi e mesi prima per la realizzazione di maschere e carri che come scrive nel suo  libro"Le feste di Agnone"  Domenico Meo, studioso agnonese di tradizioni popolari, erano rappresentazioni di :

  1. Cortei mascherati e sfilate di carri allegorici con personaggi umoristici, che rispecchiano la cronaca o la politica internazionale; oppure eroi, personaggi d’avventura e del mondo dei “cartoni”. Attualmente, questa espressione è la più comune perché offre contenuti altamente spettacolari;
  2. rituali di rappresentazione drammatica e di condanna, come i processi oppure le pantomime recitate dalle maschere con rievocazioni storiche, reali o leggendarie che nel tempo si sono innestate nella schiera  delle ricorrenze  carnascialesche, presenti soprattutto in Piemonte;
  3. rituali di propiziazione agreste che racchiudono contenuti magico-religiosi  e precristiani, essendo i più arcaici.(http://tratta da: Meo Domenico, Le feste di Agnone. Riti, culti e tradizioni, Palladino Editore, Campobasso 2001).

La satira era feroce, la canzonatura dissacrante, venivano presi di mira personaggi tra il pubblico e tutti si volgevano a guardare il preso di mira di turno. Costumi bellissimi lavorati a mano, ghirlande, coriandoli, organetti, fisarmoniche e tamburelli facevano ballare grandi e piccoli. Zeppole, castagnole, fritti vari bagnati dal vino locale facevano il resto del divertimento

 Foto tratte dall'archivio fotografico di Clemente Zarlenga

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