A chi non è capitato di trovarsi con degli anziani,magari facendo una fila e ascoltare i loro discorsi? A me è successo anche stamattina nell’ospedale di Isernia in una sala d’aspetto.
Tanti i Nonni,quasi tutti soli, con i figli chissà dove a lavorare. Li guardo attentamente,sul volto e sulle mani callose puoi leggere facilmente una vita dura, sul loro immancabile bastone forse l’unica presenza quotidiana. SI deve aspettare, si cerca di ingannare l’attesa e basta un “la”, cioè la fatidica frase “Compare,che fai qui?” che la sala d’attesa si trasforma in un palcoscenico straordinario. Ognuno racconta i suoi acciacchi, mostrando i pacchi di scartoffie che si sono portati dietro, e che certificano tutto:dalla crosta lattea all’artrite e chi più ne ha più ne metta. Mi colpiscono due Nonni in particolare, forse perché gli sono seduta vicino:uno è vestito di tutto punto, giacca e cravatta e perfino panciotto e cappello, immagino la cura della moglie per prepararlo per andare dal “dottore”…peccato che il completo sia di tweed (tessuto di lana)e il pover’uomo sudi abbondantemente nell’ambiente afoso. Ma resiste stoicamente ,non si toglie neanche il cappello. L’altro invece è più sportivo: un jeans che ha il suo bel daffare nel cercare di contenere la pancia prominente (con scarsi risultati) e una camicia a maniche corte a quadrucci.
Il primo,dopo chiacchiere varie,chiede al compagno il motivo della sua presenza in ospedale :” devo fare una lastra al ginocchio e una visita perché il mio dottore m’ ha detto che sicuramente ho l’APERITITE!”. “Compà…e che è l’aperitite???” e il primo nonno pazientemente spiega“ è quella cosa che ti entra in una “recchia” e ti esce dall’altra…e perciò mi “s’aggira” la coccia!” Una signora, sedutagli accanto, che era molto incuriosita dal racconto interviene con aria da maestrina che ha sgamato l’errore e fa la sua entrata in scena “ahhhhhhhhhhhhhh…la LAMBIRINTITE vuoi dire…ce l’ha pure mio marito!Se tu dici aperitite chi ti capisce??”.
Nel frattempo chiamano il nonno col completo,dopo qualche minuto esce dalla radiologia,si rivolge al suo “Compà” e lo saluta così :”Io ho finito, ti auguro di campare altri 5 anni e poi…statte bbuon!”Ridono si stringono la mano,mi guarda e mi dice “Arrivederci Signò…” e prima che possa aggiungere altro gli dico “…a me facciamo almeno altri 10 anni??” Ride di gusto,risponde con spirito al mio “batti il cinque” e se ne va col suo bastone non prima di avermelo battuto leggermente su una gamba. Loro non lo sanno,ma hanno colorato la mia giornata con tanto buonumore e mentre quasi mi dispiace che l’attesa sia finita penso che mi hanno dato un’altra lezione: prendersi troppo sul serio è fatica inutile…e mi auguro che a quell’età anch’io possa soffrire solo di Aperitite!