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Story Telling: Agnone, quando internet non esisteva e ci si riempivano le lunghe giornate invernali con le storie di Zio Antonio

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Ho trascorso la mia infanzia nel rione San Marco. Abitavo in uno dei tanti vicoli del centro storico in una casa che io e la mia famiglia dividevamo con” zio Antonio”, il fratello della mia bisnonna materna,e” zia Antonietta”,sua moglie ,una dolce e cara persona che sapeva preparare una crème caramel deliziosa,di cui, però,non ha mai voluto svelare la ricetta.

Loro abitavano al piano di sotto e noi a quello di sopra,ma in effetti eravamo un’unica famiglia.Nei lunghi e freddi pomeriggi d’inverno,che sicuramente vivevamo con meno apprensione di ora,dopo aver finito i compiti,scendevo di corsa le scale che separavano le nostre due case e andavo da zio Antonio,mi sedevo accanto a lui vicino al fuoco e gli dicevo: "dai,raccontami una storia"

Lui era un uomo di fede,faceva il sagrestano nella vicina chiesa di San Marco e ne conosceva tante, alcune riguardanti eventi realmente accaduti,altre a metà tra la fantasia e la leggenda . Lo sfondo era quasi sempre religioso,gli eventi riguardavano spesso Gesù e gli Apostoli,ma i personaggi erano descritti soprattutto con le debolezze comuni a tutti gli esseri umani. E avevano sempre una morale. I suoi racconti mi incantavano,erano interessanti,avvincenti, divertenti; sarei rimasta ad ascoltarlo per ore e anche quando aveva esaurito il repertorio gli chiedevo di raccontarmi di nuovo la stessa storia,perché non mi annoiavano mai

.È la stessa cosa che succede quando leggiamo un bel libro o guardiamo un bel film: leggerlo o guardarlo di nuovo non può che arricchirci ulteriormente.Le storie di zio Antonio le ricordo tutte, e ricordo anche quello che voleva insegnarmi con quei racconti,mi ha lasciato un’eredità di saggezza e sensibilità che por

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