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Emigrazione, Franco Iarusso dalla difficile e riuscita esperienza in Germania al ritorno ad Agnone col successo della ferramenta

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Le storie che potremmo raccontare sui nostri emigranti sarebbero molte visto che tra il 1870 ed il 1915, circa 300.000 molisani lasciarono la propria terra, per tentare la fortuna all'estero. Altri 300.000 se ne andarono nei decenni successivi, fino agli anni '80.

Questa che raccontiamo oggi è la storia di Franco Iarusso, agnonese, emigrato in Germania nel 1971. Oggi vive a Agnone ed è il titolare insieme al fratello Adelmo di una fornita ferramenta l'IFA ma che tutti conoscono come la ferramenta del tedesco, di "Franco il tedesco". Una attività ben avviata, dove si trova quasi tutto e se manca qualcosa, visto che i prodotti venduti sono molteplici, si adoperano in tempi stretti per averla e la cortesia e' di casa.

Franco è il figlio di Gemma e Domenico Iarusso, uno dei loro sei figli, due femmine e quattro maschi. Vivevano in una contrada agnonese denominata Sant'Onofrio perchè si estende nelle adiacenze dell'omonimo monte. Classe '52 fin da piccolo sentiva che la contrada gli era stretta, difatti giovanissimo 15enne, tramite un suo cugino finisce a Varese, dopo Varese l'esperienza romana nel settore della ristorazione da dipendente e un bel giorno in visita all'aeroporto di Fiumicino, con un suo carissimo amico scelse la sua meta estera. La scelta, guardando gli annunci dei voli nazionali e internazionali in arrivo e partenza, cadde su una grande città tedesca: Berlino.

Berlino fu la sua città per molti anni, con qualche temporaneo trasferimento, fino al ritorno in Italia nel 2001. A Berlino lavorò inizialmente in una pizzeria che scelse per caso per mangiare una pizza e li conobbe i gestori, di cui uno era originario di Capracotta e l'altro di Montazzoli. Erano gli anni '70, la spinta al progresso, alla autonomia dopo poco tempo dalla permanenza a Berlino, lo porto' ad aprire una attività in proprio, un ristorante.

Franco nel suo racconto non ha difficoltà ad ammettere che fu un vero fallimento l'esperienza del suo primo ristorante. L'inesperienza, la scarsa conoscenza della lingua tedesca non lo aiutarono di certo. Ma successivamente con determinazione aprì un altro ristorante e poi  tanti altri, che gli consentirono un alto tenore di vita e di cambiare totalmente il suo status sociale. In Agnone in quegli anni si favoleggiava sulle sue ricchezze e qualcuno malignava anche sulla provenienza di tanto denaro. Ma lui imperterrito prosegue sulla sua strada, le chiacchiere "se le porta il vento", è un uomo abituato a fare fatti.

 Tornava spesso a Agnone a trovare la sua famiglia e seguendo il detto popolare "moglie e buoi dei paesi tuoi" sposò una ragazza di Agnone, matrimonio che fini però nel giro di un anno. La sua vita è stata costellata anche da tanto dolore per la morte del padre Domenico, avvenuta nella allora DDR comunemente indicata come Germania Est, in un incidente stradale, mentre Franco era alla guida di una macchina di grossa cilindrata. 

Vita intensa non priva di colpi di scena, compreso un secondo matrimonio con una donna tedesca dalla quale ebbe un figlio. Ma il denaro , il benessere, le alte vette raggiunte non gli fecero mai dimenticare il suo paese natio e nel 2001 il ritorno ad Agnone. Il suo spirito imprenditoriale, "alla tedesca" e' presente anche nella sua ferramenta: lavoro di dodici ore al giorno, efficienza, qualità del prodotto, gentilezza e oggi abbiamo scoperto , tanta, tanta umanità

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