CAROVILLI - Guardando alla sanità del Molise viene da chiedersi: “perché non chiudere l’ospedale di Isernia?” Certo, è una domanda assurda, ma vista la disorganizzazione, la trascuratezza e l’indisciplina che regna in quel nosocomio, che al contrario dovrebbe rappresentare un modello, e visto che nessuno, a quanto pare, intende mettervi ordine, dal punto di vista di coloro che devono usufruire dei servizi non è poi così campata in aria. Con questo si vuole dire che non è possibile accontentare i cittadini creando strutture sanitarie mastodontiche, che hanno come unico scopo quello di contenere i costi, invece è indispensabile guardare alla qualità delle prestazioni che si offrono, all’organizzazione interna, alla sicurezza che si trasmette ai pazienti, alla prontezza degli interventi e anche al tipo di accoglienza. Queste caratteristiche positive sono indispensabili per rispondere alla richiesta di qualità proveniente dai cittadini, ma anche per attirare pazienti dalle altre regioni perché è così che si ottengono i maggiori risparmi. Al contrario, nella nostra regione è elevato il fenomeno dell’emigrazione sanitaria ed il ricovero in strutture private proprio per le forti carenze delle nostre strutture più grandi. Tra i molisani si fa questo significativo esempio: “i ricoverati negli ospedali pubblici sono considerati dei numeri e per giunta trattati da “rompiscatole” se chiedono interventi sia di giorno che di notte; i ricoverati in strutture private sono trattati con ogni riguardo, considerati ospiti graditi con preghiera di rivolgersi al personale sanitario in qualsiasi momento della giornata”. La nostra sanità pubblica in molti casi è ridotta a semplice erogatore di stipendi e serbatoio di voti, non altro. Al contrario, se veramente si volesse fare l’interesse dei cittadini sarebbe indispensabile innanzi tutto imporre un radicale cambiamento della mentalità, poi premiare coloro che hanno lavorato con merito per il miglioramento del servizio e togliere di mezzo senza rimpianti tutte quelle “cellule” negative che hanno contribuito al degrado del sistema. Faceva eccezione a questo tipo di giudizio il Francesco Caracciolo di Agnone e a dimostrazione di ciò ci sono le statistiche relative alle presenze: risulta, infatti, che ben il 25 per cento dei ricoveri riguardava pazienti provenienti da altre regioni, principalmente dai paesi limitrofi dell’Abruzzo. Eppure, con un intervento dispotico, si è voluto ridurre la funzionalità di questo ospedale per ottenere risparmi che certamente rimarranno soltanto teorici e, cosa più grave, si sta togliendo un’importantissima struttura sanitaria ad un bacino di utenza di oltre 30 mila persone senza che a queste vengano indicate possibilità alternative. Presso l’ospedale di Agnone, ad esempio, quando era pienamente funzionante, molti reparti riscuotevano un forte consenso da parte dei cittadini per il semplice fatto che erano assolutamente efficienti e le persone venivano accolte e assistite in modo familiare e cortese; oggi molti sostengono: ”avevamo un ospedale pubblico che funzionava come una clinica privata, d’ora in poi non sapremo dove andare”. Ora il Comitato Articolo 32 ideato e animato da Franco Di Nucci ha messo in campo delle iniziative che possono essere utili al mantenimento in piena efficienza dell’ospedale di Agnone, queste iniziative sono fortemente sostenute dai sindaci di tutto l’Alto Molise e dell’Alto Vastese, ma per ottenere i risultati sperati occorre il sostegno delle popolazioni interessate. Noi daremo il massimo appoggio alle manifestazioni che verranno organizzate, inoltre, visto che abbiamo dato vita al Coordinamento delle Associazioni dell’Alto Trigno, cercheremo di portare sempre più in primo piano questi problemi e di far crescere la sensibilità delle persone dando ad esse la speranza che con un’azione forte e decisa si può far recedere l’Amministrazione regionale dalle sue avventate decisioni.