#Start'17 - Open Studio. Oltre 100 i partecipanti, il doppio del previsto, all'iniziativa di Giuseppe Colangelo

L'evento è stato realizzato in contemporanea con 70 sedi nel mondo dalla piattaforma europea Sculpture Network

Tino Colacillo
30/01/2017
Arte
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Castiglione Messer Marino - 113 partecipanti nell'arco della giornata, più del doppio di quelli che si erano registrati sulla piattaforma di Sculpture Network per l'evento #Start'17 - Open Studio nell'ambito del Festival Internazionale della Scultura Contemporanea che si è tenuto ieri nello studio dello scultore Giuseppe Colangelo in contemporanea a 70 eventi in tutto il mondo. 

I partecipanti hanno potuto vedere una parte delle opere dello scultore esposte nel laboratorio presso il quale vengono realizzate e dove è possibile vedere anche lavori ancora in fase di realizzazione, progetti, disegni, bozzetti e "ferri del mestiere". La cosa non è certamente nuova perchè negli anni sono state decine le inziative organizate da Colangelo hanno permesso di vedere la nascita  di opere d'arte in tutto il loro percorso, dall'ideazione alla loro realizzazione. 

L'iniziativa si è svolta in contemporanea con le altre promosse da Sculpture Network e presso il laboratorio era possibile seguire in diretta Instagram le varie sedi e gli artisti nel mondo. 

Open Studio è stata anche l'occasione per presentare il primo Catalogo "riassuntivo" dei 25 anni di attivitàò scultorea curato da Bianca Campi ed Elena La Morgia, sponsorizzato da New Ark Engineering, D'Amico Arredamenti e Avis comunale di Castiglione M.M. Il catalogo, consegnato ai partecipanti, è stato introdotto dalla Campli, docente e storica dell'arte, con un intervento che ha analizzato il senso ed il significato delle opere di Colangelo e che riportiamo in calce all'articolo. 

L'iniziativa è poi proseguita con il pranzo presso il ristorante "La Fonte".  

Intervento di presentazione del catalogo Bianca Campli

Venticinque anni sono una sorta di bilancio. Che cosa di intravedo io nel lavoro di Giuseppe? La critica è sempre molto soggettiva. Umberto Eco diceva che le opere sono opere aperte. Lui ovviamente parlava di quelle letterarie ma questo ragionamento si può tranquillamente far valere anche per tutte le opere d’arte. Nel momento in cui l’artista ha finito, l’opera non è più sua ma è di tutti e ognuno vi legge quello che sente. Questa è l’universalità dell’opera che altrimenti sarebbe solo un fatto dell’artista. In questi venticinque anni di lavoro che cosa ci ha raccontato Giuseppe attraverso le sue opere? Giuseppe ha realizzato anche opere religiose, come vedete qui nel suo studio, ma il tema religioso non è solo fare un angelo annunciate, una Madonna, opere che Giuseppe ha realizzato in linea con la tradizione dell’arte sacra abruzzese. Nel caso di Giuseppe, tuttavia, c’è una ricerca spirituale e religiosa senza necessariamente una religione. Il suo è un continuo rovello nel chiedersi “chi siamo?”, da dove veniamo?” che sono poi le grandi domande a cui danno risposta a volte la religione, più spesso la filosofia. La ricerca è evidente ad esempio nel fascino che Giuseppe prova per la vita al suo nascere, la “germinazione”, il momento in cui qualcosa di affaccia alla vita. L’altro elemento di Giuseppe, che va colto per evitare di inquadrarlo solo come uno scultore, un docente e un ottimo organizzatore di eventi culturali,  è il suo essere colto: lui guarda quello che hanno fatto gli artisti prima di lui, perché colto significa anche questo, coltivare. Nelle opere di Giuseppe ci sono riferimenti colti come le avanguardie del Novecento. Un esempio è la sua opera “arrosticino”. A prima vista potrebbe sembrare solo un richiamo alla tradizione gastronomica abruzzese. E invece questo lavoro di Giuseppe si ispira alle operazioni della Pop Art americana dagli anni ’60 in poi: Andy Warhol lo faceva con la Tomato Soup , la famosa Minestra in scatola Campbell. Oppure si pensi all’Hot Dog di Claes Oldenburg. Si trattava  dell’assunzione di elementi popolari, e da qua questo il nome pop art,  che l’arte assurgeva a elementi di simbolo. Questo vale anche per l’arrosticino di Giuseppe.

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