Molti di noi hanno vissuto l'emozione della "notte prima degli esami",quelle attese e temute ore che ci separano dal raggiungimento della cosiddetta maturità,ma viverne addirittura due non è da tutti. Eravamo i ragazzi del '76 e ci accingevamo ad affrontare gli esami di Stato che,all'epoca,iniziavano il primo luglio con la prova scritta di italiano.
La mattina alle otto,o giù di lì,eravamo davanti al portone della scuola,gli occhi e i girovita un po' gonfi, i primi per gli ultimi frenetici ripassi della sera precedente,gli altri per gli "organetti"che molti avevano nelle cinture e su cui erano stati scritti dei"piccoli appunti",(solo per sicurezza,diciamo così) ,i volti tesi per l'ansia che ,inevitabile e fisiologica, si fa sentire prima di affrontare un esame ,di qualsiasi natura esso sia
Ma di fatto quella mattina non ci fu nessuna prova.Ci fu comunicato che gli esami erano stati rimandati alla settimana successiva,perchè pare che qualcuno avesse fatto trapelare le tracce.Non era possibile,tutta l'ansia vissuta la notte precedente non era servita a nulla,dovevamo ricominciare tutto daccapo.Di tornare a casa non avevamo voglia,così andammo sui prati di alta montagna ad ossigenarci il cervello e a far sbollire la rabbia,che,del resto,non durò più di tanto.
Speravo che,perlomeno,tra le nuove tracce ce ne fosse una su Leopardi,il mio poeta del cuore,ma non fu così e dovetti "ripiegare" su un tema altrettanto bello,il commento di una frase di don Milani sulla lingua che unisce.Non fui fortunata neanche agli esami orali perché la professoressa che mi interrogò aveva un debole per Carducci che a me,invece,non piaceva ,al punto che io,timida e riservata,ebbi la "sfrontatezza" di dirglielo apertamente.
Era la fine di luglio quando,esausti per lo stress e il caldo,terminammo le prove.Ci salutammo con la consapevolezza che un periodo della nostra vita, se non il più bello,sicuramente il più spensierato, si era concluso e con la certezza che ci aspettavamo scelte importanti,quelle che avrebbero determinato il corso della nostra vita.Da allora sono passati tanti anni,ognuno di noi ha fatto un percorso diverso,ognuno di noi ha sulla pelle e sul cuore cicatrici e solchi più o meno profondi,ma la notte prima degli esami,quella notte "è ancora nostra",e lo sarà per tutti i ragazzi che avranno la fortuna di viverla,perché certe emozioni,certe sensazioni sono uniche e resteranno intatte per sempre. Un dubbio,però,ancora oggi continua ad assillarmi:se le tracce non fossero state cambiate,ci sarebbe stata quella su Leopardi?