Aborto, il messaggio che colpevolizza le donne, il femminismo: va rimosso

Viviana Pizzi
15/05/2018
Attualità
Condividi su:

Mancano pochi giorni al 22 maggio, il giorno in cui la legge 194/78 compirà ufficialmente 40 anni. Il tempo in cui in Italia è stato possibile usufruire per le donne del diritto di abortire fino alla dodicesima settimana. Prima di quel giorno l’Italia di allora era come la Polonia di oggi:aborti solo clandestini e con il rischio per la donna di rimetterci la vita. 

Ma come nasce la legge? Vi ricordiamo un po’ di storia per chi avesse dimenticato cosa era l’Italia prima del 1978.

La legge infatti arriva  dopo vari anni di mobilitazione per la decriminalizzazione e regolamentazione dell’interruzione volontaria di gravidanza da parte del Partito Radicale e del (CISA), che nel 1976 avevano raccolto oltre 700.000 firme per un referendum – patrocinato dalla Lega XIII maggio e da L’Espresso – per l’abrogazione degli articoli del  codice penale riguardanti i reati d’aborto su donna consenziente, di istigazione all’aborto, di atti abortivi su donna ritenuta incinta, di sterilizzazione, di incitamento a pratiche contro la procreazione, di contagio da sifilide o da blenorragia .Chi praticava l’aborto clandestino quindi poteva essere punito penalmente. Solo dal 1975 la  Corte Costituzionale ha consentito il ricorso all’aborto per motivi molto gravi.

Questo era prima della legge. Con la 194 la donna, nei casi previsti, può ricorrere all’interruzione volontaria di gravidanza in una struttura pubblica nei primi 90 giorni di gestazione; tra il quarto e quinto mese è possibile solo per motivi di natura terapeutica. La legge 194 istituisce inoltre i  consultori come istituzione per l’informazione delle donne sui diritti e servizi a loro dovuti, consigliare gli enti locali, e contribuire al superamento delle cause dell’interruzione della gravidanza. La legge stabilisce che le generalità della donna che ricorre all’IVG rimangano anonime. Il ginecologo può esercitare l’obiezione di coscienza. Tuttavia il personale sanitario non può sollevare obiezione di coscienza allorquando l’intervento sia “indispensabile per salvare la vita della donna in imminente pericolo” (art. 9, comma 5). La donna ha anche il diritto di lasciare il bambino in affido all’ospedale per una successiva adozione e restare anonima.

Questa legge è stata confermata dagli elettori con un referendum il 17 maggio 1981, ossia quasi 36 anni fa.

Ora Citizen Go vuole mettere tutto in discussione con una campagna pubblicitaria affissa sulle vie di Roma che incolpa le donne che abortiscono di essere la prima causa di femminicidio. 

Una campagna che ha provocato lo sdegno di tutte le associazioni femministe. Tra le quali rebel network che sulla sua pagina facebook ha promosso una campagna adesioni per chiedere a Virginia Raggi, sindaca di Roma, la rimozione del manifesto.

Chiediamo alla Sindaca Virginia Raggi – hanno sostenuto – di intervenire immediatamente per far rimuovere questo vergognoso manifesto, affisso in via Salaria a #Roma da uno dei gruppi a nostra parere pro-odio e contrari alla libertà di scelta delle #donne. Chiediamo a tutte le associazioni e a tutte le persone che intendono sostenere le nostre azioni a sostegno della Legge 194 e della libertà femminile (questa inclusa), di sottoscrivere questo post il proprio nome e cognome. Serve essere UNITE E UNITI contro questa campagna di disinformazione e di odio. Oggi più che mai! #rebelnetwork #save194 IPPF European Network IPPF NON UNA DI MENO Saverio Michela Virginia Raggi #libertàdiscegliere#stopodiocontroledonne” 

Questa mattina hanno poi rilanciato: In attesa di confermarvi che il cartellone horribilis è stato rimosso dalle strade di #Roma e RINGRAZIANDOVI per il numero strabiliante di persone (uomini e donne) che hanno sostenuto il nostro appello a Virginia Raggi, vi proponiamo una “affissione virale e virtuale”. Con le nostre condivisioni potremo fare una bella e sacrosanta contro-affissione. Poi, se un giorno anche noi, come gli “integralisti”, riceveremo fondi, ci permetteremo di affiggere manifesti in tutta Italia. Intanto gli rispondiamo così. (Grazie Frey Ripley) #stopmedioevo#noaiProOdio #liberediscegliere #femminicidio #rebelnetwork#restiamoUNITI per i nostri #diritti ANSA.it Adnkronos

Leggi altre notizie su Alto Molise
Condividi su: