L’otto settembre, la Chiesa celebra la Natività di Maria. Ad Agnone, nell’antica chiesa di San Pietro Celestino o di Maiella, filiale della Parrocchia di Sant’Emidio, viene festeggiata, preceduta da solenne novenario, la Madonna della Libera.
«La chiesa dei Padri Celestini sotto il titolo di Santa Maria a Maiella fu in tempo dei Gentili Tempio dedicato a Diana dea della caccia”. Il Monastero fu edificato da San Pietro Celestino, il quale a capo di tempo ritornando a visitarlo, nell’avvicinarsi dell’atrio della chiesa, si spalancarono le Porte, dandogli l’ingresso, e suonarono per segno di godimento le campane».[1]
Dopo sette secoli, precisamente il 25 agosto 1998 le sacre spoglie di San Pietro Celestino, hanno fatto ritorno nella chiesa del suo Monastero di Agnone per un breve pomeriggio di preghiera. La teca, dopo un giro itinerante, che ha toccato i paesi dove il Santo dimorò nella preghiera, è stata ricondotta nella chiesa di Santa Maria di Collemaggio a L’Aquila.
«E’ del 1232 un documento che ci fa conoscere come in Agnone ci sia stato subito un nucleo di vita francescana e si sia avuto nella chiesa di Maiella. Il documento scritto in latino, fa parte di un’opera manoscritta di Don Ludovico Zanotto, Abate della Congregazione Celestiniana. Da tale documento, noi apprendiamo che nel mese di settembre dell’anno 1232, nella domenica dopo la festa della Natività della Vergine gloriosa, è stata consacrata la Chiesa che prima era dei Frati Minori, e poi dei Frati Maiellesi, nel cui altare sono state poste, fra altre reliquie, anche quelle della tonaca e dei capelli del Beato Francesco.
Vi è infine consacrato il ricordo che, dopo la predetta dedicazione, trascorsi molti anni, nel Monastero e nella chiesa che prima era dell’Ordine di San Francesco e poi dell’Ordine dei Celestini, le molte e preziose reliquie ivi rimaste furono divise per metà fra i Minori e i Maiellesi. I Padri Celestini hanno dimorato nella chiesa di Maiella per più di cinque secoli, fino alla soppressione decretata da Giuseppe Napoleone il 23 febbraio 1807».[2]
Il quadro della Vergine è ben visibile in tutta la chiesa, nell’urna barocca cui si sovrappone una grande raggiera in legno realizzata nel 1946, troppo grande per un dipinto di ridotta superficie. E’ un quadro su tela. L’attuale parroco di Sant’Emidio don Giovanni Fangio, nella sua analisi iconografica asserisce che «tutta la superficie dipinta, ha elementi concettuali, in maniera tale da evitare volutamente, il fondo omogeneo che stagli il Soggetto raffigurato.
L’immagine rappresenta Maria Santissima in atteggiamento di preghiera ed immersa in profonda contemplazione interiore, inginocchiata su un cuscino, col capo leggermente reclinato sulla spalla destra. Inginocchiata sulla gamba destra, tiene la sinistra piegata; il panneggio è svolazzante in maniera da creare un disegno a struttura rettangolare.
Il pavimento è in grosse lastre quadrate di colore bianco e blu scuro collocate a scacchi; accanto al cuscino vi è un vaso con due grossi fiori di tulipano.
Il viso, bellissimo, è di una diciassettenne – età reale della Madonna al momento dell’Annunciazione – ha lunghi capelli in riccioli e sembrano biondi. L’aureola quasi si confonde nella luce, che penetra tra i cumuli nel cui fondo luminoso i raggi provenienti dall’universo disegnano la sigla mariana (M sovrapposta alla A) Ave Maria. Comunemente si ritiene che si tratti di un quadro barocco».
La ricorrenza di Maria SS. della Libera viene festeggiata da tempi remoti; infatti, “nel 1438, Giacomo Caldora, Duca di Bari e Capitano d’armi, possessore della Terra di Agnone, concesse tre giorni di fiera prima e otto dopo la festa della Natività della Beata Vergine Maria”.[3]
La festa civile stando alle notizie riportate sui periodici locali, venne organizzata per la prima volta nel 1901.[4] Il merito fu giustamente riconosciuto agli agnonesi in America, al punto da denominarla la festa degli americani.[5] Essi contribuivano fino al settantacinque per cento delle spese.
Nel 1932, ricorrendo il VII Centenario della consacrazione della chiesa di Maiella, la Madonna della Libera, fu dotata di una nuova corona di oro, grazie alle offerte spontanee di gioielli e denaro dei cittadini residenti in Agnone e nelle Americhe.
La festa tradizionalmente si protrae per due giorni. Di solito il primo giorno è dedicato ai giochi popolari e alle sagre di cui si conservano il gioco dei conigli, l’albero della cuccagna[6] e la sagra dei granoni,[7] mentre non si svolgono più gare sportive e giochi quali: morte del gallo interrato, rottura delle pignatte e corsa dei sacchi.
L’otto settembre si partecipa ancora con fervore religioso alla processione che si snoda lungo le vie della cittadina. La serata, un tempo allietata da grandi concerti bandistici, dagli anni sessanta viene rallegrata da spettacoli di musica moderna.
(*) Domenico Meo, Abruzzese di Castelguidone (CH), ma agnonese di fatto, lavora alla Asrem di Agnone (IS). Si occupa, in termini scientifici, di dialetto, riti, usi e tradizioni popolari. Tanti i suoi libri, su cui giganteggia il Vocabolario della lingua di Agnone.
[1]C. Orlandi, Delle città d’Italia e sue isole adiacenti, Perugia 1770, p. 135.
[2]N. Marinelli, Agnone Francescana, Agnone 1927, pp. 11-15.
[3]F. La Gamba, Statuti e Capitoli della Terra di Agnone, Napoli 1972, p. 187.
[4]L’Eco del Sannio, 25 settembre 1901.
L’Eco del Sannio, settembre 1904: «Da pochi anni in qua, per opera pure degli agnonesi che sono in America, si festeggia con pompe esterne la Madonna della Libera».
[5]L’Eco del Sannio, 5 ottobre1924.
[6]P. Toschi, Il folklore, Ed. Studium, Roma 1966, p. 82: «Un tratto caratteristico delle feste di maggio era costituito da una gara tra i giovani per raggiungere il premio, posto in cima ad un albero: il vincitore veniva proclamato “Re del maggio”. L’ultimo avanzo di questa gara può riconoscersi nell’albero della cuccagna».
[7]La Fucina, 12 dicembre 1967: «La folla delle grandi occasioni si è riversata a Maiella, per prendere parte alla prima sagra del granone».