Violenza nelle scuole, l'importanza del recupero psicologico e le famiglie in cui è impossibile

La parola alle esperte Francesca Capozza (psicologa) e Serena di Sabato (insegnante)

redazione
19/01/2019
Attualità
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Il giorno dopo l’esplosione dei fatti di Venafro, sui maltrattamenti alla scuola dell’infanzia che hanno portato alla sospensione di due insegnanti di 49 e 58 anni, vengono alla luce le opinioni di professioniste che hanno detto la propria su quanto accaduto.

In primis la psicologa Francesca Capozza la quale invoca ora un intervento sui bambini che hanno subito queste violenze.

C’è bisogno di un intervento psicologico urgente – ha sottolineato-  per quei bambini di quella classe della scuola di Venafro. Ne hanno bisogno ora, quei bambini, in quella stessa classe, tutti insieme perché insieme hanno sofferto e il dolore si è annidato anche nelle loro relazioni. Hanno subito un terremoto emotivo, affettivo e psicologico durato a lungo nel tempo e che ha minato la loro sicurezza, la stima di sé, la fiducia nell'altro e nell'adulto, la capacità di accettare e riconoscere le emozioni e saperle esprimere funzionalmente. Hanno vissuto il rifiuto, l'umiliazione, la mortificazione. Solo avendo la possibilità di elaborare il trauma, potranno superarlo.Il trauma, il dolore non si superano non pensandoci”.

Il supporto psicologico sarebbe da fare soprattutto con l’aiuto delle famiglie. Ma sono tutte pronte ad intervenire o ci sono dei problemi all’interno di esse che potrebbero impedirlo? L’insegnante Serena Di Sabato  ci propone uno spaccato di famiglie che potrebbero essere incapaci di accogliere questo grido di dolore

Io però propongo – ha sottolineato-  di mettere le telecamere anche nelle nostre case, per vedere quanti figli vivono nell’aridità affettiva e culturale, in case piene di “profumi e balocchi”, piene di orpelli e devices tecnologici, e vuote di umanità, di gentilezza, di comprensione. Le metterei anche nelle nostre case, in cui i figli sono costretti a sentire gli insulti dei genitori, reciproci, e verso lo straniero, verso l’omosessuale, verso il mendicante. Case in cui non si insegna il rispetto fraterno, ma la competizione, non la gioia del condividere ma l’arroganza dell’accumulare. Case in cui il crocifisso è un regalo di nozze, ma il pane quotidiano sono insulti e bestemmie. Anche questa è violenza sui minori, ed è ancora più dannosa, poiché subdola agli occhi di chi la esercita e delle vittime. E lascerà danni nell’anima. Per sempre”.

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