Una strage a 45 miglia da Tripoli. Muoiono in 117 - Pin Pong tra Salvini e le ONG

I porti europei sono chiusi ma donne e bambini continuano a rischiare la vita

Enzo Carmine Delli Quadri
19/01/2019
Attualità
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Una strage. A bordo di quel gommone naufragato ieri mattina a 45 miglia da Tripoli erano 120. Se ne sono salvati 3. I dispersi di questo primo naufragio dell'anno sarebbero dunque 117, nessun altro oltre ai due sudanesi e a un gambiano, ora portati nell'hotspot di Lampedusa, si sarebbe salvato. 
Salvini, appresa la notizia, ha dichiarato: "Altri morti al largo della Libia. Finché i porti europei rimarranno aperti, finché qualcuno continuerà ad aiutare i trafficanti, purtroppo gli scafisti continueranno a fare affari e a uccidere",
Replicano le Ong: " Le persone rischiano di affogare in un Mediterraneo svuotato da navi di soccorso. Nessun programma europeo di salvataggio in mare, Open Arms bloccata in Spagna, Sea Eye in cerca di un porto per cambio di equipaggio. Non possiamo coprire il Mediterraneo centrale da soli".
E Cesare Fermi, responsabile Migration di Intersos, Ong a bordo delle navi della Guardia costiera fino a ottobre 2017, dice: "Con l'estromissione delle navi umanitarie delle Ong e il progressivo ingaggio della Guardia costiera libica il Mediterraneo si trova ormai sguarnito di soccorsi. Il naufragio di stanotte non è una disgrazia ma un vero cimine europeo. Ancora dopo anni muoiono bambini e donne nel mare e non esistono giustificazioni per queste immani tragedie".

"Questa nuova terribile strage nel Mediterraneo ci dice quanto sia in grado di salvare vite la cosidetta guardia costiera libica, ci dice quanto sia grande la viltà e l'ipocrisia dei governi dell'Italia e dei Paesi Ue.

Salvini si preoccupa che gli scafisti non vengano aiutati. Non si chiede perché una donna con un bambino di pochi mesi si mette nelle mani di quegli scafisti sapendo già che corre rischi mortali.

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